Soccorso rosso da Prodi a D'Alema. "A rischio la democrazia del Paese"

La sinistra lancia un appello a difesa dell'ex "leader operaio". E in nome dell'ideologia si schiera con un pregiudicato

Soccorso rosso da Prodi a D'Alema. "A rischio la democrazia del Paese"

Luiz Ignacio Lula da Silva, ex presidente del Brasile, è crollato nella polvere. Lui, considerato il «leader operaio», quello che faceva sognare un'intera nazione ed era stato eretto a simbolo del riscatto per milioni di poveri, potrebbe finire presto in carcere. Il supremo tribunale federale del Brasile ha respinto infatti la richiesta dei suoi avvocati di sospendere la pena (12 anni in Appello), rendendo definitiva la sentenza. Il suo marxismo in salsa sudamericana gli aveva attirato le simpatie dei compagni di tutto il mondo, il suo populismo era totalmente incentrato sulla difesa dei più deboli, degli sfruttati e sulla guerra al capitalismo, considerato un male della storia. Fino a poco tempo fa era proibito criticarlo, tanto che molti affermavano che Lula «è al di sopra del bene e del male». Ma lo scandalo colossale che ha colpito lui e questa sinistra illuminata ha spinto addirittura i brasiliani a scendere più volte in piazza contro quelli che fino a ieri apparivano i fari del Paese. Soldi dal colosso petrolifero di Stato Petrobras, tangenti da imprese di costruzione, villa di lusso e attici in regalo, favori per sé e per i suoi familiari. Alla faccia dei poveri e dei diseredati. Insomma, era «il boss della banda» come lo hanno definito i partiti d'opposizione. Ora per lui si possono aprire le porte del carcere. E pensare che stava pianificando il grande rientro sulla scena, ricandidandosi alle prossime presidenziali.

Lui, nonostante le prove schiaccianti, continua a dirsi innocente e i compagni di tutto il mondo gli credono, tanto che anche dall'Italia arriva un appello affinché Lula possa candidarsi. I firmatari? La solita bella sinistra con Prodi, D'Alema, Camusso, Fassino, Bersani, Errani, Epifani e tanti altri. «Siamo persone che a vario titolo hanno conosciuto l'esperienza del governo Lula e abbiamo potuto apprezzare i cambiamenti impressi in quegli anni, soprattutto sul piano sociale. Per convinzioni ideali e politiche siamo vicini al popolo brasiliano e a tutte le forze che in quel Paese si battono per la giustizia sociale, contro la povertà, per lo sviluppo sostenibile e il progresso anche delle aree e dei ceti più deboli. Per tutte queste ragioni vogliamo oggi esprimere una grande preoccupazione ed un vero e proprio allarme per il rischio che la competizione elettorale democratica in un grande Paese come il Brasile venga distorta e avvelenata da azioni giudiziarie che potrebbero impedire impropriamente a uno dei protagonisti di prendervi parte liberamente».

Capito? Un pregiudicato per corruzione e riciclaggio che non si può candidare alle elezioni mette a rischio la

democrazia, avvelenata dalle azioni giudiziarie. Questo sì che è garantismo. Peccato che dalle loro bocche non sia mai uscito neppure un sospiro quando il clima politico dell'Italia era avvelenato dalle azioni giudiziarie.

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