Socialisti e gollisti ai ferri corti per intercettazioni mancate e sorveglianze inadeguate

Socialisti e gollisti ai ferri corti per intercettazioni mancate e sorveglianze inadeguate

ParigiÈ bastato tornare in Parlamento, dopo l'unità mostrata a Place de la République, per riaccendere la polemica politica. Interrogarsi sulle responsabilità dei mancati controlli ai Kouachi. Soprattutto telefonici. Quelle «falle», le ha chiamate così il premier Manuel Valls, evidenziate dopo l'attentato. Errori di valutazione, evidenti: come la cancellazione dei due fratelli dalla lista dei sorvegliati. Erano intercettati dal novembre 2011, ma al più grande, Said, la sorveglianza era stata tolta nel giugno '14, mentre a Chérif già a fine '13.

Socialisti e neogollisti di nuovo in lite. Per le intercettazioni, perno mancante di un'indagine che forse avrebbe potuto evitare la strage al settimanale Charlie Hebdo ; tra i dieci obiettivi di Al Qaida. Ma anche per una sorveglianza nettamente inferiore a quella presente in altri luoghi giudicati a rischio. Luc Ferry, ex ministro Ump, si chiede come sia stato possibile che 500 conversazioni telefoniche tra Chérif Kouachi e Hayat Boumedienne – la compagna di Coulibaly, che ha agito nel market kocher in accordo con i fratelli – non siano state ascoltate nel 2014. Negli ambienti del Ps si tende ad accusare l'antiterrorismo, il suo modus operandi. La Commissione nazionale che regola le intercettazioni avrebbe potuto protrarre il controllo su Kouachi, ma in mancanza di prove le avrebbe negate, si difendono i vertici del Servizio interno ed esterno. Gli investigatori, sotto accusa, spiegano in sostanza che mancavano i poteri per farlo.

Per non restare al centro della polemica, il governo ha lanciato un appello ai giudici, chiedendo maggiore «reattività» contro gli autori dei reati di «apologia del terrorismo» o «dichiarazioni e atti razzisti o antisemiti». La magistratura insiste: buchi nella legislazione antiterrorismo. Uno «scaricabarile» su cui pesa l'accusa dei neogollisti, che ricordano come un deputato Ump, Guillaume Larrivé, avesse chiesto al governo di accelerare sulla legge antiterrorismo, proprio il giorno prima della strage a Charlie Hebdo . La riforma sarebbe dovuta essere operativa, invece i decreti attuativi sono attesi da novembre. Difficile tenere sotto controllo tutti gli obiettivi, le sinagoghe, i luoghi considerati a rischio, che potrebbero essere migliaia, ma fare più attenzione almeno a quella «lista» di Al Qaida, pubblicata da Inspire nel 2013, in cui figurava proprio «Charb», sarebbe stato forse necessario. Gli abbracci commossi a Hollande sono stati dunque sostituiti da interrogazioni parlamentari. L'islam è compatibile con la democrazia, ha ripetuto il presidente: «Dobbiamo essere all'altezza di ciò che è successo».

Ieri notte a Parigi è tornata anche la paura per un agente di polizia investito da un'auto nei pressi dell'Eliseo. Solo un'incidente, ma a giudicare dalle reazioni le «falle» di cui ha parlato il premier sarebbero ben più gravi di quelle mostrate già dall'affaire Merah: l'uomo schedato dall'intelligence, ascoltato dai Servizi francesi, che compì l'attentato a Tolosa quando non era più oggetto di intercettazione. Fu un «errore umano». Oggi sotto accusa c'è invece l'intero sistema di sorveglianza telefonica, e al governo si chiede di porre rimedio.

Il 22 gennaio ci sarà un vertice ministeriale sugli obiettivi dell'antiterrorismo «a lungo termine», mercoledì saranno presentati in Consiglio dei ministri «elementi di miglioramento dei servizi di intelligence, di ascolto e intercettazione, nei penitenziari e di mobilitazione della Difesa».

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