Il Parlamento italiano si conferma una delle mete migliori per chi è in cerca di relax. A maggio l'attività parlamentare è stata minima. Il Senato si è riunito solamente cinque giorni, la Camera ha totalizzato 14 sedute, con in più il benefit di una «vacanza» di ben dieci giorni consecutivi. In tutto il Parlamento italiano, sempre a maggio, ha approvato solo quattro leggi, «in linea con la media mensile del governo Conte (3,9), media che ricordiamo essere la più bassa» dal 2011 ad oggi, si legge nel dossier realizzato da Openpolis e Agi. Va bene, magari a maggio il lavoro è stato rallentato dalle elezioni europee che hanno paralizzato la attività di deputati e senatori. Sì, ma a giugno i parlamentari hanno forse faticato di più? Macché. Anche il mese scorso le leggi approvate dal Parlamento si contano sulle dita di una mano: 5. Ma c'è di più, come evidenziano i dati Openopolis riassunti dal Messaggero. Le leggi di iniziativa parlamentare, quelle cioè che derivano dall'attività legislativa propria dei parlamentari e non sono semplici voti su decreti governativi, sono state ancora meno, soltanto una. E neppure di estrema urgenza visto che si è trattato della dichiarazione a monumento nazionale del Ponte sul Brenta.
D'accordo, ma le settimane precedenti almeno saranno state snervanti per gli eletti? Mica tanto. Basti guardare al super-ponte messo a segno ad aprile, con la somma di tre feste diverse (Pasqua, 25 e 1 maggio). Alla Camera la maggioranza dei deputati sono spariti il 19 aprile per riapparire a Montecitorio quindici giorni dopo, ben riposati. Meglio ancora al Senato dove il maxi-ponte è durato la bellezza di 24 giorni, compresi i due di partenza e rientro. Un lusso che un lavoratore normale neppure si sogna, tra l'altro per uno stipendio che supera i 15mila euro al mese tra indennità e rimborsi forfettari.
E attenzione perché ora siamo a luglio e alle porte ci sono le vacanze estive. La data di chiusura del Parlamento è già fissata al 9 agosto, quella di riapertura ancora da definire ma se stiamo al calendario dell'estate scorsa parliamo di settembre inoltrato (l'11 settembre per la precisione nel 2018), quindi più di 30 giorni di chiusura estiva. Niente male.
Per un privilegio che resta, un altro sembra invece andato. Parliamo dei vitalizi. La Cassazione ha infatti bocciato il ricorso di Paolo Armaroli, docente universitario ed ex deputato, contro la delibera dell'ufficio di presidenza della Camera dell'aprile scorso, per effetto della quale il suo vitalizio da ex parlamentare era stato decurtato del 44,41%, e con il suo sono stati tagliati gli assegni di altri 1.300 ex parlamentari circa. A giudizio delle sezioni unite civili della Cassazione le controversie relative ai vitalizi non possono essere competenza dei giudici ordinari o amministrative, bensì devono «essere decise dagli organi dell'autodichia, la cui previsione risponde alla medesima finalità di garantire la particolare autonomia del Parlamento». In sostanza, dice la Cassazione agli ex onorevoli, se volete opporvi al taglio dell'assegno rivolgetevi alla Camera e al Senato, non ad un magistrato. Anche se lasciano aperta la porta alla questione di «legittimità costituzionale» del taglio, che dovrà comunque essere eccepita dagli organi della Camera, sempre che qualche partito abbia il coraggio di ripristinare un privilegio tanto impopolare.
Esulta il M5s che contro i vitalizi ha fatto la battaglia: «Via 280 milioni di privilegi a legislatura» esulta Di Maio. «Il superamento dei vitalizi è una misura importante di cui vado orgoglioso» festeggia il presidente della Camera Roberto Fico.
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