La solidarietà dei vip che ci copre di ridicolo davanti al mondo

Trasformare in eroi personaggi come Greta e Vanessa, vezzo radical chic che può incitare altri a imitarle

La solidarietà dei vip che ci copre di ridicolo davanti al mondo

Per la collega del Manifesto Giuliana Sgrena costataci (oltre a svariati milioni) la vita di uno dei nostri migliori agenti dei servizi segreti «La generosità e l'altruismo» di Greta e Vanessa «sono un segno di distinzione dentro un mondo sempre più indifferente...».

Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, sono state protagoniste «di qualcosa di nobile anche se in un ambiente complesso». Per l'icona radical chic, Roberto Saviano, «Greta e Vanessa non erano e non sono dalla parte dei terroristi, ma dalla parte del pane». E se l'Italia «non riesce a mostrare solidarietà verso due ragazze sequestrate rischia di essere un Paese fallito, che fa vincere il livore, la rabbia, l'idiozia».

Insomma siamo alle solite. Fedeli all'ottusità di chi negli anni '70 sognava di farsi liberare dai Khmer Rossi cambogiani o dai vietcong le anime belle della sinistra di oggi tentano di trasformare in eroine Vanessa Marzullo e Greta Ramelli. Ovviamente ai nostri amici di sinistra delle due ragazzine frega ben poco. Come frega ben poco di un'opinione pubblica seccata di aver regalato qualche milione di dollari a dei terroristi pronti a colpirci nelle nostre città. Quel che più interessa ai «compa-cachemire» è avvalorare la giustezza delle proprie scelte. Anche di fronte alla più evidente dimostrazione del contrario. Dal 2011 inseguono le falene di un Islam democratico e inneggiano alla lotta dei jihadisti siriani contro il regime di Damasco. Greta e Vanessa avvolte nelle bandiere della cosiddetta «rivoluzione» siriana, ispirate dal sogno di aiutare bambini e combattenti non sono altro che le figliocce di questi pessimi maestri. Non a caso dietro a loro, all'interno di Horryaty, l'organizzazione fondata per portare aiuti in Siria, c'è Robert Anderville un fabbro in keffiah che a 46 anni posta su Facebook frasi del tipo «Allam, Ferrara, Pacifici e Di Segni. Poker di merde» o «un giorno pagherete tutto merde sioniste». Difendere le due sciagurate è insomma un obbligo ideologico per chi ha contribuito a fomentare le loro illusioni. Per chi ha continuato a difendere carnefici e terroristi della jihad anche quando la loro vera identità, celata sotto la maschera di combattenti democratici, era stata ampiamente svelata. Da questo punto di vista il caso delle due «cooperanti» è un cristallino esempio delle silenziose e colpevoli ipocrisie della sinistra.

Quando Greta e Vanessa partono affidandosi ai propri aguzzini la comunità internazionale ha da tempo capito chi siano i combattenti del «Free Syrian Army» a cui le due sognano di donare kit di pronto soccorso. Già il 20 marzo 2012, due anni prima della loro partenza, Human Rights Watchs, un organizzazione non certo sospettabile di politiche pro Assad ha accusato la coalizione ribelle di mettere a segno rapimenti, esecuzioni sommarie e torture. E una commissione d'inchiesta sponsorizzata dall'Onu ne ha denunciato i crimini di guerra. Nel maggio 2013 Abu Sakkar comandante delle «Brigate Farouq» - una delle formazioni che fanno capo all'Fsa - si è fatto filmare mentre divorava il cuore di un soldato governativo. E qualche mese prima della partenza di Greta e Vanessa molti comandanti dell'Fsa hanno ammesso di lavorare al fianco di Jabat Al Nusra, l'organizzazione alqaidista che ne rivendicherà il rapimento.

Ma la sinistra nostrana di fronte al crollo dei propri idoli preferisce anche stavolta non vedere e non sapere. Preferisce che Greta, Vanessa, e migliaia di illusi come loro, continuino a cullarsi in quegli ideali sbagliati. Ma ora non paga fa anche peggio.

Difendendo la loro immagine di moderne eroine soffia sulla dabbenaggine di altri che al pari di loro potrebbero sognarsi di partire. Nuovi «eroi» per i quali la maggioranza degli italiani - liquidati da Saviano come simboli di un «paese fallito» - dovranno tornare a pagare.

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