Quella solita malafede di dare la colpa a Berlusconi

di I cortei degli studenti. L'indignazione dei professori. La rabbia dell'opinione pubblica. E poi i titoli dei giornali più taglienti di una condanna. «È colpa di Berlusconi». E con lui della Gelmini: «Hanno tagliato i fondi per la scuola e questi sono i risultati». Quel sabato, 22 novembre 2008, la tragedia di Rivoli Torinese scuote l'Italia ma si abbatte soprattutto sul Cavaliere e sul suo ministro dell'Istruzione. I calcinacci del liceo Darwin sfregiano l'esecutivo. Un copione scontato come un riflesso pavloviano: i drammi, tutti quanti, sono stati messi in conto per anni e anni, quasi in automatico, a Berlusconi e alla sua azione.

Capita anche a Rivoli, al liceo scientifico Darwin, dove accade l'impensabile: il soffitto crolla in testa agli studenti della 4ª D che erano appena rientrati in classe dopo la ricreazione. Vito Scafidi muore sul colpo, Andrea Macrì resta gravemente ferito. Una vergogna. Che nell'Italia di allora trova subito un capro espiatorio perfetto: Silvio Berlusconi. Messo in croce, cinque minuti dopo il tonfo, da intellettuali, sindacalisti, esperti. Pronti poi a prendersela con la Gelmini, accolta a Rivoli dai soliti applausi ironici e dalla colonna sonora di sempre.

A distanza di sette anni, la sentenza civile smaschera il pregiudizio: il responsabile del disastro è la Provincia, anzi la ormai ex provincia di Torino, allora guidata dal democratico Antonio Saitta che è sopravvissuto alla fine dell'ente ed oggi è potente assessore alla Sanità e uomo forte della giunta Chiamparino. Sarà la Provincia, o chi per lei, a pagare la cifra record di 2 milioni di euro ai familiari della vittima. Un risarcimento che fa saltare per aria tutte le tabelle. I simboli, si sa, non hanno prezzo. Solo che il povero Vito, morto a 17 anni, è stato cinicamente utilizzato contro il centrodestra. Peccato che fossero altri a dover dare delle spiegazioni.

La manutenzione toccava alla Provincia che non fece il proprio dovere. L'ordinaria amministrazione non prevede tagli di nastri, inaugurazioni e claque. Così si riduce all'osso. Incrociando le dita. E puntando il dito sempre e solo contro il Cavaliere.

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