Il sollievo di Renzi: bene, faremo opposizione. Ma dopo 7 anni in maggioranza il Pd è distrutto

I dem scampano due pericoli: il voto bis e l'esecutivo "neutrale" da sostenere

Il sollievo di Renzi: bene, faremo opposizione. Ma dopo 7 anni in maggioranza il Pd è distrutto

Roma - Quando ieri Fedele Confalonieri lo ha informato che il varco per il governo Lega-5Stelle si era aperto (come testimoniava il pubblico inchino di Luigi Di Maio a Berlusconi: «Nessun veto su di lui»), l'ex premier Matteo Renzi ha tirato un sospiro di sollievo: «Vedete? Finisce come avevamo detto noi».

La linea del «facciano loro, se sono capaci», alla fine sembra dare suoi frutti. Allontanando uno spauracchio che agitava le notti insonni del Nazareno: quello di elezioni anticipate a stretto giro di posta. Uno spauracchio per tutti, in realtà: «Alla fine il governo si farà per una ragione precisa - spiegava il capogruppo della Lega Centinaio ad alcuni amici, martedì - ossia per i soldi: noi della Lega non abbiamo più un euro, i grillini non hanno più un euro, il Pd neppure. Nessuno ha i soldi per pagare una campagna elettorale». Per il Pd, in più, c'è il terrore di vedere ancora eroso il proprio consenso, e soprattutto quello dello scontro interno sull'avvincente tema: chi fa le liste. Alla vigilia del voto, Renzi aveva avuto mano libera, ora scoppierebbe una faida interna, già dall'assemblea del 22 che dovrebbe confermare la reggenza di Martina. Anche l'ipotesi di trovarsi incastrati, unici, nella fiducia ad un governicchio del presidente aveva il sapore dell'incubo.

Se il governo nascesse, sarebbe un sollievo (che consentirebbe anche di rinviare le scelte interne ad un futuro congresso, da tenere in autunno): tanto che l'ordine di scuderia, nei gruppi parlamentari, era di non far trapelare soddisfazione nelle dichiarazioni pubbliche. Una risata, però, se la concede il «giovane turco» Fausto Raciti: «Scusate, ma vedere che i due leader che dovevano andare a terrorizzare l'Europa sono costretti ad implorare in ginocchio il Cavaliere per fare la loro presunta Terza Repubblica è un bel paradosso», dice.

Certo, il Pd finirebbero fuori dalla maggioranza per la prima volta dopo sette anni, dal governo Monti del 2011: la fine di un ciclo passato per Letta, Renzi, Gentiloni. Ma «con Lega e grillini incastrati al governo e Berlusconi a dargli appoggio esterno, ci si aprirebbero praterie di opposizione», ragiona un dirigente. Non tutti però sono così ottimisti: «Ci sarebbe convenuto assai di più votare - dice Gennaro Migliore -, questi faranno un governo di sei mesi che farà solo campagna elettorale: niente aumenti Iva, maquillage su pensioni e Jobs Act, finta abolizione dei vitalizi pregressi. Misure demagogiche su cui sarà difficile opporsi e finiremo per dividerci noi. Poi, verso febbraio, andranno a fare il pieno nelle urne».

E un'analisi simile la fa l'ex ministro Cesare Damiano: «Il governo durerà un annetto e farà solo poche cose di facciata: superamento, cioè modifiche solo virtuali, della legge Fornero; un po' di caccia al migrante che va sempre bene; un finto reddito di cittadinanza per fasce disagiate. Un governicchio elettorale, insomma».

La parlamentare Alessia Morani vede «tempi bui: si aprirà una stagione devastante per il diritto: distribuzione d'armi con la legittima difesa, abolizione di garanzie, niente più riforma dell'ordinamento penitenziario...».

A sera, il governo «giallo-verde» sembra tornato in alto mare, e nel Pd risale l'ansia.

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