Coronavirus

Solo in una San Pietro deserta. La messa simbolo del Papa

Venerdì Bergoglio officerà in mezzo alla piazza vuota. Mercoledì preghiera con tutte le confessioni cristiane

Solo in una San Pietro deserta. La messa simbolo del Papa

Una preghiera dilagante, che coinvolga tutto il mondo cristiano, contemporaneamente, per chiedere la fine della pandemia e il ritorno alla normalità. Papa Francesco chiama a raccolta i capi di tutte le Chiese, i leader delle comunità cristiane e ogni singolo fedele perché si uniscano a lui in unico coro che reciti il «Padre Nostro», la preghiera più bella e più conosciuta in tutto il pianeta, a mezzogiorno di mercoledì 25 marzo. Una data simbolica, perché in quel giorno il mondo cristiano festeggia la solennità dell'Annunciazione del Signore. «Alla pandemia del virus vogliamo rispondere con la universalità della preghiera, della compassione, della tenerezza», ha detto il Papa, «in questi giorni di prova, mentre l'umanità trema per la minaccia del coronavirus, vorrei proporre a tutti i cristiani di unire le loro voci verso il Cielo».

L'iniziativa, annunciata dallo stesso Bergoglio al termine dell'Angelus domenicale, il terzo recitato al chiuso e trasmesso via streaming con una piazza San Pietro blindata per via delle restrizioni anti-contagio, è solo la prima di un cammino che il Pontefice ha intrapreso ormai da settimane, ricordando nelle sue preghiere quotidiane tutte le persone coinvolte in questa emergenza, a partire dalle vittime che lasciano questo mondo senza la possibilità di stare accanto ai loro cari. Anche ieri, dopo la benedizione a tutti i fedeli che lo seguivano da casa, Francesco ha chiesto, ancora una volta, di mostrare vicinanza alle persone che soffrono, a quelle «più sole e più provate. La nostra vicinanza ai medici, agli operatori sanitari, infermieri e infermiere, volontari», ha detto il Papa, «La nostra vicinanza alle autorità che devono prendere misure dure, ma per il bene nostro. La nostra vicinanza ai poliziotti, ai soldati che sulla strada cercano di mantenere sempre l'ordine, perché si compiano le cose che il governo chiede di fare per il bene di tutti noi. Vicinanza a tutti!».

Oltre alla recita contemporanea del «Padre Nostro», Francesco ha anche organizzato un altro importante momento di preghiera e di adorazione, venerdì sera 27 marzo, quando si recherà sul sagrato della Basilica Vaticana con la piazza completamente vuota per rivolgere l'ennesima supplica alla Madonna e al Crocifisso e poi impartire eccezionalmente la benedizione Urbi et Orbi, alla città di Roma e al mondo, con annessa indulgenza plenaria. Un evento storico, considerato che questa benedizione papale viene impartita soltanto a Natale e a Pasqua dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro.

«Stiamo vicini con la preghiera e cercheremo di concretizzare con il Santo Padre la nostra vicinanza a coloro che soffrono», spiega anche il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, Prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, «oggi più che mai in questo tempo di emergenza è centrale il messaggio della Laudato Sì e dell'ecologia integrale: l'attenzione è per tutto l'uomo e per ogni uomo».

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