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La soluzione? Tentare la via del salmone

La soluzione? Tentare la via del salmone

Da mesi eravamo abituati ai sabati parigini dei «gilet gialli», ma mai ci saremmo aspettati che anche l'austera Londra fosse sommersa dal fiume in piena di un milione di manifestanti che, gridando «help» e «i nostri figli sono europei», hanno invaso sabato il centro della capitale partendo da Hyde Park. Verrebbe quasi da dire che tutto il mondo è paese: cosa avremmo scritto se, a quasi tre anni dal referendum che ha dato il «la» alla Brexit, i protagonisti di questa farsa all'inglese fossero stati gli italiani anziché i flemmatici britannici?

Che, per inciso, non si sono limitati a scendere in piazza: oltre quattro milioni hanno anche firmato una petizione che invoca il dietro-front nel senso che la perfida Albione deve restare legata, con un referendum-bis, al carro di Bruxelles.

Come uscire dall'«impasse»? Tanti sudditi della Regina, a cominciare da una May sempre più sonnambula, non dormono la notte per cercare di trovare una onorevole via d'uscita. A questo punto, però, una soluzione al dilemma Brexit o no-Brexit non l'avrebbe scovata neppure Shakespeare con il suo Amleto.

In effetti, la possibilità di una nuova consultazione popolare che possa rimangiarsi il voto del 2016, come richiesto dai firmatari della maxi-petizione, appare ancora remota, ma non ci sono neppure tante alternative anche perché Londra non potrà più ottenere proroghe al famigerato «giorno X».

Come se non bastasse la Via della Seta, che in questi giorni ha inondato i giornali con gli accordi Italia-Cina, sarebbe oggi il caso di parlare della «Via del Salmone»: bisognerebbe, cioè, dare la possibilità agli inglesi di scegliere la stessa strada adottata per la Norvegia dando la possibilità all'isola d'Albione (Scozia compresa) di restare nel mercato unico con una certa elasticità. Così come Oslo. Staremo a vedere.

Intanto il braccio di ferro che da tre anni va in onda in riva al Tamigi potrà servire da lezione a tutti gli euroscettici di casa nostra, leghisti o non leghisti, che hanno continuato a predicare la necessità di staccarci dalla «zavorra» di Bruxelles.

Se per gli inglesi il divorzio europeo sta costando così caro - tanto che il numero dei «brexit-pentiti» cresce ogni giorno di più - figuriamoci cosa succederebbe se a mollare il bastimento Ue fosse l'Italia: per noi il problema sarebbe anche doppio perché, rispetto agli inglesi da sempre «sterlinocentrici», dovremmo mollare pure il club dell'euro. Mi chiedo: dopo il milione di inglesi in piazza, cosa dicono oggi quegli euroscettici che rimpiangevano lo splendido isolamento di Londra sul fronte monetario?

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