La grana Marino manda in tilt il Pd. Di fatto l'uscita di scena del "marziano" apre profonde ferite nel partito. E a testimoniare quanto elacque siano agitate ci sono i sondaggi. Già prima della definitiva uscita di scena del sindaco, la sorte del comune di Roma era considerata da larga parte degli italiani irrimediabilmente compromessa: per il 66% (e il 59% degli elettori Pd) – secondo sondaggi IPR Marketing per il Giorno – il primo cittadino della Capitale doveva dimettersi, a fronte di un 20% contrario. In questo scenario, la dirigenza nazionale democratica veniva ritenuta corresponsabile: circa due elettori su tre le imputavano la mancanza di un indirizzo chiaro e coerente nella gestione della crisi.
Ma a far tremare i dem sono altre cifre. Basti pensare che oggi solo il 70% degli elettori che voterebbe Pd alle politiche confermerebbe la scelta dem su base locale: è un dato che accomuna città come Napoli, Milano e Roma, e che dunque rappresenta una tendenza nazionale e non legata a particolari territori. Esistono due Pd: uno ‘centrale’ che, pur in decremento di consenso supera l’asticella simbolica del 30%, e uno ‘periferico’ che, al netto delle scelte degli amministratori, subisce con sofferenza la distanza e alterità da Roma. Già in occasione delle passate amministrative i democratici evidenziarono un significativo scarto di consensi rispetto ai risultati delle europee di un anno prima.
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