Sorpresa amara nella Stabilità Aumentano l'Iva e le accise

Un comma prevede una stangata sui consumi da 800 milioni in caso di fallimento della voluntary disclosure

La legge di Bilancio ancora non esiste (quella che circola è una bozza che il governo sta rivedendo prima di presentarla al Parlamento) e già si sa che molto dovrà cambiare. E questa volta non si tratta solo delle rimostranze della Commissione europea, ieri un po' attenuate. Ma dell'impianto stesso della manovra. Le clausole di salvaguardia, uscite dalla porta, sono rientrate dalla finestra.

Un comma, infatti, prevedrebbe (mai come ora il condizionale è d'obbligo anche se si tratta di un testo scritto e consultato) un aumento delle accise a garanzia delle mancate coperture derivanti dalla vecchia voluntary disclosure. Le maggiori entrate per il 2016 derivanti dalla procedura di collaborazione volontaria (riaperta in questi giorni dal decreto fiscale) sono quantificate in 1,6 miliardi di euro. Se il gettito atteso dovesse essere inferiore, si provvederà alla compensazione della differenza per il 50% tramite un aumento delle accise e per il restante 50% con riduzioni di spesa. Ma c'è di più. Gli aumenti dell'Iva sono concentrati tutti dal 2018 in poi. In particolare viene previsto che l'aliquota Iva del 10% sia incrementata di un punto percentuale dal primo gennaio 2018 e che quella al 22% sia aumentata «di tre punti percentuali dal primo gennaio 2018 e di ulteriori 0,9 punti percentuali dal primo gennaio 2019». Insomma, come sono stati necessari 15 miliardi per evitare l'incremento dell'imposta sul valore aggiunto l'anno prossimo, ne potrebbero servire altrettanti per il 2018.

«Le clausole di salvaguardia non sono scattate e non scatteranno mai», ha minimizzato il viceministro dell'Economia, Enrico Zanetti, ricordando che «dobbiamo migliorare i conti e il percorso di diminuzione del deficit deve avere anche flessibilità». «La legge di Bilancio che conosciamo vieta le clausole di salvaguardia», si è inalberato il presidente della Commissione Bilancio della Camera e padre della riforma della manovra, Francesco Boccia (Pd), sostenendo che tali norme potrebbero trovare spazio in un testo «di un altro Paese non appartenente all'Unione europea», ha risposto Boccia ai giornalisti. Le clausole di salvaguardia sulla voluntary «non corrispondono al testo», hanno successivamente precisato dal Tesoro.

Che cosa potrebbe significare tutto questo bailamme? Che il governo abbia cercato, almeno parzialmente, di sottrarsi alle previsioni in base alle quali stendere la legge di Bilancio includendo nuove clausole di salvaguardia, anche sotto nuova formulazione. Tuttavia proprio perché impossibili da inserire ed essendo fallito, dunque, il lancio del ballon d'essai, non resterà che trovare le coperture necessarie nei tagli di spesa.

Il premier Matteo Renzi, tuttavia, ha continuato le sue schermaglie con Bruxelles. «Non stiamo dicendo che vogliamo delle concessioni dell'Ue altrimenti mettiamo il veto, diciamo una cosa diversa, che la nostra manovra è perfettamente legittima e regolare non stiamo facendo niente che non sia in regola», ha dichiarato nel corso di un videoforum a Il Mattino.

D'altronde pure il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha precisato che «non bisogna minimizzare ma neanche esagerare» il valore della lettera inviata al Tesoro e a Palazzo Chigi nella quale si chiede una correzione dei conti rispetto al Documento programmatico di Bilancio. Basterà aggiustare qualche «zero virgola», magari con qualche tassa in più.

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