Giovedì sera, Montecitorio. Nella giornata in cui la minacciata crisi di governo tocca il picco più alto, grillini e leghisti sono indaffarati in attività molto diverse tra di loro. Alcuni deputati del Carroccio, riuniti alla buvette della Camera, brindano sorridenti e sornioni «alla campagna elettorale». I pentastellati, nel frattempo, soprattutto quelli alla prima legislatura, sono silenziosi e pensano solo a preparare le valigie per tornare a casa, in campagna elettorale, appunto. Molti di loro salutano il Palazzo con la convinzione di non metterci più piede. Sono sicuri che Matteo Salvini salirà al Quirinale in serata, per dare avvio alle operazioni di guerra contro gli ex alleati del M5s. Chiedono lumi ai più esperti, magari a quelli che siedono nei banchi del governo, ricevono generiche rassicurazioni dal quartier generale; ma non abbandonano la certezza che i Cinque stelle si schianteranno come e peggio rispetto alle elezioni europee, dimezzando gli attuali seggi in Parlamento.
Fine del flashback. Risveglio dal sogno, crisi annullata, o rinviata, dalle dichiarazioni di Di Maio, Conte e Salvini. Fioccano le domande, nel corpaccione stellato, sul perché il Capitano della Lega, forte dei sondaggi e del consenso, non abbia deciso di veleggiare sicuro verso la poltrona più importante di Palazzo Chigi relegando finalmente i grillini all'opposizione. Ecco qualche ragionamento incredulo: «Ha il doppio dei voti, il Paese lo ama e lui si accontenta di chiedere un micro rimpasto?». Modifiche nella composizione dell'esecutivo che Di Maio sembra intenzionato a concedere in toto a Salvini. Infatti è convinzione diffusa che le voci su un contro-rimpasto chiesto dal M5s che vorrebbe sostituire i ministri leghisti Gianmarco Centinaio, Marco Bussetti e Giulia Bongiorno, siano state semplicemente una boutade messa in giro dallo staff dei Cinque stelle per ammansire le proteste di molti parlamentari e alcuni sottosegretari infastiditi dallo strapotere del Carroccio. Così il capo politico, dopo essere stato tentato dall'anticipare la mossa della crisi di governo, si è deciso ad andare avanti. «L'unica cosa che posso dirvi - ha detto da Trento dove si trovava per un'assemblea con gli attivisti M5s - è che vale la pena andare avanti perché abbiamo degli obiettivi da raggiungere, lo dico a tutti nel governo. Andiamo avanti per l'amore che abbiamo per questo Paese e non lasciamo che chi ci vuole buttare giù, ci riesca». E ancora: «il mio pensiero in questo momento va al governo del Paese, a governare con amore questo Paese, portare avanti questo governo».
Sicuramente, a questo punto, pensano i pentastellati, tra chi vuole far cadere l'esecutivo non c'è Salvini. Forse altri nella Lega, ma «lui non vuole fare il premier» chiosano alcuni eletti del Movimento. C'è chi pensa che con un ruolo così importante, il leader leghista e ministro dell'Interno sarebbe troppo in vista. Ancora di più sotto i riflettori, nel mirino di opposizioni e sistema mediatico: «lo passerebbero ai raggi x» è un'altra frase che circola in alcuni ambienti stellati.
Il sospetto, non esplicitato a taccuini aperti, è che Salvini abbia qualcosa da nascondere e tema che qualcuno tiri fuori dei dossier nel cassetto su di lui e sul suo partito. E non viene escluso che in autunno possano sorgere altri problemi in grado di metterlo in difficoltà. Allora sì che dalla crisi non si potrebbe più tornare indietro.
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