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Obbligo vaccinale, crepe nel Cts

Il comitato tecnico scientifico, non consultato al momento della scelta di imporre il vaccino agli over 50, avrebbe espresso posizioni dissonanti

Obbligo vaccinale, crepe nel Cts

Per quanto concerne l'imposizione dell'obbligo vaccinale agli over 50, alcuni membri del comitato tecnico scientifico avrebbero opposto resistenza, ovviamente nel caso in cui fossero stati consultati prima di arrivare ad una decisione definitiva. Ciò, tuttavia non si è verificato, ma restano comunque delle evidenti crepe anche all'interno di quell'oramai celebre Cts istituito da decreto del Capo dipartimento della Protezione civile il 5 febbraio del 2020.

Stando a quanto riportato dall'agenzia di stampa Agi, a lasciare più di qualche dubbio tra gli esperti del Ministero della salute sarebbe la reale utilità scientifica di suddetto provvedimento, in particolar modo la scelta del governo di utilizzare lo strumento dell'obbligatorietà, specie per il riferimento alla cosiddetta "variante Omicron", più contagiosa rispetto alle precedenti ma meno letale.

Familiari delle vittime

A rimanere perplesso per l'esclusione del comitato tecnico scientifico anche un membro del pool di avvocati che si occupa di tutelare gli interessi legali di 500 familiari di vittime del Covid che hanno deciso di intentare causa civile contro il governo Draghi, il ministero della Salute e la regione Lombardia. "Non è un caso che il Cts non sia stato consultato in relazione al provvedimento sull'obbligo vaccinale", dichiara all'Agi Consuelo Locati dinanzi al Tribunale civile di Roma, "proprio perché sarebbe stato chiaro che alcuni membri del Comitato tecnico scientifico non sarebbero stati favorevoli rispetto a un obbligo non giustificato". Il legale rivela che sarebbero state alcune Regioni a spingere affinché il Cts fosse consultato prima di arrivare alla decisione finale, ma che "questa richiesta sarebbe stata ignorata dal governo".

"Va considerato anche che quest'obbligo avrà delle conseguenze non adesso, andando a decongestionare la rete ospedaliera", prosegue l'avvocato Locati, "ma almeno tra sei mesi quando in estate si sarà molto attenuata la circolazione del virus". Una situazione gestita in malo modo, secondo il legale, che punta il dito contro le istituzioni:"Questa è l'ennesima prova che non vogliono assumersi le responsabilità delle proprie scelte e usano altri argomenti per celare le loro responsabilità nella gestione della pandemia".

Si sarebbe potuto agire meglio, spiega ancora Locati ai microfoni di Agi, in tutte le fasi di diffusione del virus. "Dopo due anni di restrizioni la pandemia viene ancora gestita dalle istituzioni in maniera improvvisa, caotica e creativa", affonda l'avvocato.

"Dopo le prime ondate, sono stati creati pochissimi nuovi posti letto in terapia intensiva come dimostrano gli accessi agli atti che abbiamo effettuato in queste settimane chiedendo i dati a varie Regioni", conclude.

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