La Spagna riavrà un governo: astensione socialista

Dopo 300 giorni il Psoe sblocca lo stallo: non si opporrà all'esecutivo del popolare Rajoy

Ci sono voluti 300 giorni di stallo, mesi di negoziati caduti nel vuoto, le dimissioni del segretario dei socialisti e, nel mezzo, due chiamate alle urne. L'impasse politico che da quasi un anno vede la Spagna senza un esecutivo si è sbloccato ieri, a pochi giorni dalla dead line prima di dover ricorrere a una terza tornata elettorale.

Il Psoe ha deciso di non opporsi alla formazione di nuovo governo di minoranza guidato premier uscente Mariano Rajoy: il comitato federale del partito, dopo il passo indietro forzato del segretario generale Pedro Sánchez, strenuo oppositore dell'ipotesi di un esecutivo dei popolari, ha cambiato linea. Con una mozione approvata con 139 voti a favore e 96 contrari (i parlamentari catalani) ha stabilito che al la seconda votazione in aula - tra sabato e domenica, comunque entro il termine ultimo del 31 ottobre - i deputati si asterranno, dando di fatto il via libera all'insediamento del premier incaricato. Con la promessa di non fargli da stampella, ma «opposizione ferma e costruttiva» per «cercare gli appoggi necessari per rivedere le politiche antisociali del Pp». Una decisione più strategica che politica, quella di un partito senza leadership, retto provvisoriamente da Javier Fernandez dopo l'addio di Sanchez, e profondamente diviso. Esporsi a una nuova tornata elettorale avrebbe significato per i socialisti rischiare di rimanere fagocitati tra i popolari e il consenso crescente a sinistra di Podemos. Che ora dopo la mossa annunciata li accusa di tradire gli elettori e si candida a diventare la prima forza di opposizione. Non sarà una passeggiata, comunque, per l'uscente Rajoy. Sia a giugno che a dicembre scorsi, il suo Pp aveva vinto le elezioni, ma senza la maggioranza per governare.

Ora con il via libera del Psoe il suo resta un esecutivo di minoranza, che dovrà vedersela con numeri risicati e trovare accordi in Parlamento. A partire dalla complicata partita sulla legge finanziaria, oggetto dei vincoli di bilancio di Bruxelles. Dove in queste ore si tira un sospiro di sollievo. Nuove urne (e nuova instabilità) scampate.

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