Politica

La Spagna «rossa» spara ancora sui migranti

Nonostante i proclami di Sanchez, violento assalto alla frontiera con dura risposta

Roberto Pellegrino

Madrid Non sono ancora le nove di mercoledì mattina, quando nella zona nord del confine marocchino, blindatissimo, che divide l'Europa dall'Africa, si materializzano circa duecento migranti provenienti dalla zona più povera del continente, quella subsahariana. L'obiettivo è di scalare, sfondare, penetrare i sedici metri di filo spinato delle barricate che proteggono per un perimetro di otto chilometri Ceuta, l'enclave di proprietà spagnola conquistata sulla punta nord-ovest del Marocco. Per questa ennesima ondata di disperati, oltrepassare il muro controllato da ottocento agenti della Guardia Civil, da decine di vedette con cecchini armati, telecamere e satelliti, significa ottenere, forse, lo status di rifugiato o, se va male, il rimpatrio forzato, dopo una detenzione non priva di violenza, come è avvenuto in passato.

L'armata di disperati ha raccolto ciò che poteva per bucare il muro: hanno cesoie per tagliare le maglie d'acciaio e crearsi un varco, hanno spranghe e bastoni e calce viva per accecare e ferire le guardie. E dopo tre ore di violenta guerriglia, sotto l'occhio elettronico delle videocamere, la Guardia Civil riesce a respingere questa nuova falange di disperati, pronti a perdere tutto, anche la vita nello sforzo di mettere un piede in Europa. Il bollettino è di guerra: sette agenti di polizia feriti, una ha un trauma cerebrale, mentre i migranti hanno avuto la peggio. A decine sono precipitati dalla rete, respinti dai potenti getti d'acqua e proiettili di gomma. Hanno spalle e gambe fratturate o lussate, alcuni i segni sul petto e in testa delle palline di gomma, vietate in Spagna, ma che gli agenti di frontiera sparano contro i migranti con fucili a pressione. Il numero dei feriti non si sa, la Guardi Civil lo nasconde sempre dopo la tragedia del 2008, quando ci furono centinaia di feriti e più di trenta morti tra i migranti.

Ieri in Marocco e a Ceuta si festeggiava la «Pasqua del Sacrificio», era un giorno di sanguinosi sacrifici di animali. L'assalto ha colpito Finca Berrocal, la stessa zona del 26 luglio quando arrivarono in seicento. «Una violenza inaudita» ha dichiarato un agente. «Si buttavano contro il filo spinato come fossero posseduti». Nessuna dichiarazione del premier Sánchez che, un mese fa, aveva portato il dibattito in parlamento. Era diminuito il numero di agenti per tentare di abbattere la tensione. Ceuta è una «Guantanamo» di vergogna per la Spagna.

I diritti civili sono calpestati e chi può corrompere le guardie, passa sotto la rete, mentre agli altri non rimane che la disperazione.

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