New York Ancora sangue, ancora in una scuola, un copione che ormai è un drammatico rituale negli Stati Uniti. A perdere la vita nella sparatoria avvenuta ieri mattina al Santa Fe High School a sud di Houston, in Texas, sono stati almeno nove studenti e un insegnante. Sei sono invece i feriti, tra cui un agente di polizia.
I testimoni raccontano che tutto è iniziato prima delle 8 ora locale, quando un giovane armato è entrato in una classe e ha aperto il fuoco: anche lui è uno studente, il 17 enne Dimitrios Pagourtzis, catturato poco dopo dalla polizia. Il ragazzo, secondo fonti della Cnn, è ferito, ma sta collaborando con le autorità. Mentre lo sceriffo della contea di Harris, Ed Gonzales, afferma che un'altra persona «di interesse», forse complice del killer, è stata arrestata e interrogata. Il capo della polizia del distretto scolastico Walter Braun, invece, spiega che dopo la strage - la 22 esima dall'inizio dell'anno in America - nella scuola e nella zona intorno al campus, immediatamente evacuata, sono stati trovati anche tubi bomba e pentole a pressione.
«Queste sparatorie sono andate avanti troppo a lungo, farò tutto quello che è in mio potere per fermarle», afferma il presidente americano Donald Trump, definendo quanto accaduto nella scuola superiore di Santa Fe un «attacco terribile». «La mia amministrazione è determinata a fare tutto il possibile per proteggere i nostri studenti, proteggere le nostre scuole, e tenere le armi lontane da coloro che rappresentano una minaccia per se stessi e per gli altri», continua: «tutti devono lavorare insieme a ogni livello per mantenere i nostri figli al sicuro».
Le forze dell'ordine intanto scavano nella vita del killer, sui profili social e nella sua abitazione, per capire cosa lo ha portato a compiere la strage. Uno studente coetaneo di Pagourtzis, Dustin Severin, racconta di averlo visto nel corridoio della scuola poco prima che aprisse il fuoco, e indosso aveva il suo solito trench: «Ha l'impermeabile ogni giorno, anche se ci sono 40 gradi», spiega, raccontando che il giovane era stato vittima di atti di bullismo e non parlava con molte persone.
Altri dicono di aver sentito prima l'allarme antincendio, e poi diversi spari. «Nessuno sapeva cosa fare», spiega Dakota Shrader: «io ho corso più veloce che potevo verso un boschetto vicino, mi sono nascosta e ho chiamato mia madre».
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