Londra - Voleva apparire al notiziario e sottolineare i problemi del suo autismo, così, per attirare l'attenzione, ha spinto un bambino giù dal decimo piano della Tate Modern. È difficile da credere che una cosa simile sia veramente accaduta eppure ad ammetterlo è stato lo stesso autore del fatto, Jonty Bravery, un ragazzo autistico di 18 anni di Ealing apparso ieri di fronte ai giudici dell'Old Bailey di Londra. Bravery ha ammesso di aver tentato di uccidere, il 4 agosto scorso, un bimbo francese di sei anni, in visita a Londra insieme alla famiglia. Il piccolo non è morto, ma ha riportato una gravissima emorragia cerebrale che ha distrutto il suo futuro. Dopo il suo arresto, Bravery aveva subito confermato agli agenti che lo avevano fermato di aver pianificato tutto con un preciso obiettivo. Voleva ferire qualcuno gravemente alla South Bank Gallery, per finire in tv. Il piccolo, una pedina insignificante nel folle piano dell'adolescente, si è purtroppo trovato sulla sua strada.
Il giudici del tribunale hanno ascoltato attoniti il racconto del giovane che, dopo la sua azione sconsiderata, ha fermato un membro dello staff della Tate Modern e gli ha detto: «Credo di aver appena ucciso qualcuno, l'ho gettato nella tromba delle scale». Nell'interrogatorio rilasciato alla polizia Bravery ha affermato di dover provare «a tutti gli idioti che dicono che non ho problemi mentali» che la realtà era diversa. Poi aveva chiesto se il suo nome sarebbe apparso nel notiziario. «Volevo andare in tv ha spiegato freddamente volevo che si sapesse chi sono e perché l'ho fatto così quando tutto diventa ufficiale nessuno può dire più nulla». Grottescamente, il ragionamento non fa una piega, anche se è frutto di una mente fortemente disturbata. Bravery, che soffre di una patologia autistica grave, di ossessioni e problemi della personalità da metà ottobre è in osservazione all'ospedale psichiatrico di Broadmoor.
Nei post pubblicati precedentemente sui social media, il padre di Bravery, Piers, ha tentato di spiegare alla pubblica opinione che cos'è esattamente la malattia di cui soffre il figlio e quali trattamenti sono necessari per la sua cura. Il giovane era ancora minorenne quando è stato arrestato, per questo il suo nome non è stato diffuso fino a ottobre, quando ha compiuto 18 anni. Perché il suo desiderio si avverasse ha dovuto attendere ancora dei mesi.
La famiglia della vittima ha raccontato alla Corte che il figlio è ancor sottoposto a una cura riabilitativa intensa ed estenuante e non ha recuperato del tutto la mobilità. Anche le funzioni cerebrali sono rimaste compromesse. «Il dolore lo tiene sveglio di continuo e non riesce a comunicarlo o a chiamare gli infermieri hanno raccontato i genitori nella straziante testimonianza la vita per noi si è fermata quattro mesi fa.
Non sappiamo quando o se potremo mai ritornare al lavoro o nella nostra casa, che peraltro non è adatta a un bambino costretto su una sedia a rotelle. Siamo esausti, non sappiamo dove tutto questo ci porterà né' per quanto tempo andrà avanti».Bravery rimarrà in ospedale fin al momento della sentenza, prevista a febbraio.
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