Restano pagine poco chiare nell'inchiesta "dossieraggio" a carico dell'ex finanziere Pasquale Striano, su cui la Procura di Roma ha chiuso le indagini.
Interrogativi e versioni contrastanti sulla figura del principale accusato, ritenuto responsabile di una mole impressionante di documenti riservati scaricati abusivamente su centinaia di persone, tra cui molti politici della maggioranza ma non solo, e che operava all'interno della Direzione nazionale antimafia nell'ufficio Sos. "Quello che posso affermare senza timore di smentita è che siamo di fronte a un traffico organizzato di dati", ha commentato ieri la presidente della commissione antimafia, che si sta occupando del caso, Chiara Colosimo.
Nell'organismo parlamentare siede anche il deputato del Movimento 5Stelle, Federico Cafiero de Raho, che all'epoca dei fatti contestati a Striano era procuratore nazionale. Ed è a lui che si sarebbe rivolto allora, segnalando i comportamenti anomali del finanziere, l'ex procuratore aggiunto alla Dna Giovanni Russo.
Una circostanza che era già emersa nell'indagine di Perugia, ma i pm romani, a cui è passato per competenza il fascicolo, hanno voluto risentire Russo pochi mesi fa come persona informata sui fatti. Le versioni dei due magistrati contrastano. Russo sostiene di essersi lamentato più volte con Cafiero dell'atteggiamento del finanziere, e di avergli consegnato una relazione datata 2019, non firmata ma rinvenuta effettivamente alla Dna dall'attuale procuratore Giovanni Melillo, che l'ha poi trasmessa ai pm. Cafiero nega di averla mai vista.
"Io sapevo che si trattava di un ufficiale molto intraprendente - dice Russo riferendosi a Striano - che aveva una tendenza a espandere il proprio ruolo e che era refrattario a tutte le regole".
Il verbale dell'ex aggiunto ripercorre le interlocuzioni avute con l'ex procuratore Cafiero, estraneo alle indagini. A lui Russo avrebbe più volte chiesto di allontanare Striano. "Perché non è poi stato mandato via?", gli chiedono i pm romani. "Io ho condiviso queste mie forti preoccupazioni con il Procuratore nazionale. Era noto in tutto l'ufficio che io non gradissi la presenza di Striano e più volte ne ho parlato con il Procuratore. La seconda, terza o quarta volta che io sollevavo dei dubbi su questo soggetto, il procuratore disse: Il tuo problema è questo? La sistemo io questa cosa () Fatto sta che giorni dopo questo problema (certi atteggiamenti di Striano lamentati da Russo, ndr) venne meno. ()".
Nel tempo l'ex procuratore aggiunto però ha continuato a "vedere cose che non mi piacevano. Le ho scritte in una relazione che consegnai a Cafiero, dicendo: Guarda, adesso la misura è colma. Ti chiedo formalmente di allontanare Striano. Lui mi dice: Ma perché? Quali sono i motivi?. Gli dico: Te li ho scritti. Cafiero dice: Lascia che lo risolva io.
Non mi ricordo - precisa Russo - se disse testualmente: Ne parlo con Laudati (l'altro magistrato indagato, ndr). Fatto sta che dopo pochi giorni Striano cominciò a rigare dritto".De Raho nega di aver mai ricevuto la relazione di cui parla Russo. Per il senatore cinque stelle sono solo "calunnie".