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Spostare qua e là gli immigrati. È il gioco delle 3 carte di Conte

Il governo annuncia di aver svuotato (di nuovo) l'hospot di Lampedusa. Ma non è un successo: i migranti restano in Italia

Spostare qua e là gli immigrati. È il gioco delle 3 carte di Conte

Avete presente il gioco delle tre campanelle? L’ignaro turista sfida l’abile prestigiatore, cerca di scovare la biglia sotto una delle tre campane ma non la trova mai. Mescola mescola, alla fine la vista si incrocia e dove era convinto di vedere la pallina questa non c’è. Non può certo essere scomparsa, a meno non si tratti di una qualche truffa. Dunque deve essere sotto un’altra delle due campanelle sul tavolo. Con le dovute proporzioni, è lo stesso gioco di prestigio che il Viminale sta facendo sotto gli occhi ormai stanchi degli italiani. Il ministro svuota l'hotspot di Lampedusa, vende l’evento come una grande conquista, senza però dire che la pallina (cioè i migranti) è sullo stesso tavolo di prima. Sono solo nascosti sotto un’altra campanella: un centro di accoglienza sparso chissà dove. Ma pur sempre in Italia.

L’ultima novità odierna riguarda il centro di contrada Imbriacola nell’isoletta del Mediterraneo. Ieri 477 ospiti dell’hotspot, di cui 15 positivi, sono stati caricati sulla nave quarantena Rhapsody che ora naviga verso Palermo. Altri migranti hanno viaggiato su un traghetto di linea con destinazione Porto Empedocle. E stamattina altri 350 stranieri sono saliti sulla nave Azzurra partita da Augusta. Dunque attualmente il centro non è più così saturo come nei giorni scorsi, quando accoglieva oltre mille persone a fronte di appena 192 posti letti disponibili. I lampedusani possono tirare un sospiro di sollievo, anche se sarà solo temporaneo.

L’intera estate infatti l’hanno passata vedendo l'hotspot riempirsi e svuotarsi come fosse una fisarmonica, dunque sono ormai abituati al solito ritornello: il bel tempo spinge gli immigrati a salpare dalla Libia o dalla Tunisia, arrivano a centinaia, riempiono il molo, il governo li piazza a contrada Imbriacola ammassati su materassi di fortuna e poi li trasferisce su navi quarantena o altrove. Di loro a quel punto non se ne parla più, un po’ come fossero pacchi postali da smistare lungo la Penisola. Eppure ci sono. Se il centro di Lampedusa è vuoto non vuol certo dire che il problema (e il costo) dell’accoglienza sia risolto. Tutt’altro. Il governo ha solo spostato altrove la patata bollente.

Immaginate ora una classica coperta corta. Tiri la cima per coprire le spalle e restano fuori i piedi. Provi a evitare di congelarti le dita e resti col petto al freddo. Tra luglio e agosto migliaia di immigrati sono stati caricati a Lampedusa, in Sicilia o in Calabria per essere distribuiti oggi in Umbria, domani a Treviso, dopodomani in Lombardia. Questione Covid compresa, i migranti hanno spesso creato diversi problemi alle comunità dove si sono insediati. In buona parte dei casi sono fuggiti, sebbene fossero sottoposti alla quarantena obbligatoria. E spesso e volentieri hanno costretto le autorità a riaprire centri prima chiusi, con tutte le conseguenze del caso. Insomma: per quanto l’esecutivo Conte voglia ogni volta far passare lo svuotamento di Lampedusa come un successo, la questione non è affatto risolta alla radice. Nel 2020 sono già sbarcate 23.373 persone, contro le 7mila dell’anno scorso. I mesi caldi sono stati drammatici: 7mila solo a luglio, 5mila ad agosto e 4mila in questi giorni di settembre. Non saranno più a contrada Imbriacola. Ma non sono certo finiti in Europa o su Marte. Sono in Italia.

E per vitto e alloggio paga sempre Pantalone.

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