L'ultimo scivolone di Di Maio, quello di chiamare «Ping» il presidente della Cina Xi Jinping (forse pensando che Xi e Jin siano una specie di doppio nome e Ping il cognome) ha molto divertito il web con miriadi di prese in giro dell'avventura cinese del vicepremier. Non è la prima e non sarà l'ultima volta che i social mettono nel mirino Di Maio, molto sfottuto in rete. In effetti la web reputation, l'immagine su internet del capo politico M5s non è un granché. Per la precisione, era molto meglio quando non era ministro, mentre da quando governa la sua reputazione online sta letteralmente crollando (al contrario del collega vicepremier Salvini, in ascesa). Secondo l'analisi dell'osservatorio Reputation Science per Lettera43 la popolarità online di Di Maio è crollata in poco tempo del 49%, con critiche e attacchi registrati molto spesso anche tra i commenti della sua stessa pagina Facebook: «Mentre Salvini trascina la sua fanbase, Di Maio sembra non riuscire a contenere gli attacchi (esterni o interni che siano) neppure a casa sua» si legge nel report. Al punto che nella classifica sulla web reputation dei ministri, Di Maio è precipitato dal quinto al diciottesimo posto. Su diciannove (l'ultimo e peggiore di tutti è Danilo Toninelli, anche lui bersaglio di molteplici imitazioni e ironie). «Da agosto la percezione negativa di Di Maio è salita al 63% - è l'analisi di Reputation Science - Nello stesso periodo, solo all'interno della sua fanpage di Facebook, si raggiunge una percentuale di commenti negativi pari al 55%. Ironia e battute di ogni tipo sulle gaffe di Di Maio popolano il web e particolarmente frequenti sono i commenti di elettori delusi: Ti ho votato: avevi promesso Stai facendo il contrario. Dimenticate tu, Grillo, ecc. il mio voto a partire dalle europee...e perderete chissà quanti altri voti!. Commenti che in molti casi sconfinano in insulti e messaggi di odio».
È probabile che Di Maio abbia fatto la stessa valutazione, visto che ha deciso di rafforzare il suo già nutrito ufficio comunicazione con un nuovo collaboratore, un social web manager appunto, un addetto alla comunicazione del ministro sui social network.
L'ultimo assunto nel gruppo a supporto di Di Maio, scrive l'Espresso, è Daniele Caporale, già social media manager per la società romana WebSide Story che ha lavorato per i parlamentari del M5s. Con il nuovo acquisto (50mila circa il compenso) nell'ufficio di diretta collaborazione sono ben sei le persone stipendiate per aiutare Di Maio a comunicare quel che fa. Secondo i calcoli del settimanale il costo per le casse pubbliche è tra i 630 e i 670mila euro l'anno. Oltre a Caporale, nel team di Di Maio ci sono Pietro Dettori, responsabile della comunicazione, social ed eventi, uomo della Casaleggio associati e dell'Associazione Rousseau, con 130mila euro di stipendio da Palazzo Chigi. Poi Sara Mangeri, addetta stampa, 100mila euro, quindi la portavoce del ministro dello Sviluppo economico Cristina Belotti (130mila euro annui), il capoufficio stampa dello stesso dicastero, Giorgio Chiesa, retribuito con 100mila euro, più un altro collaboratore pagato 36mila euro l'anno. Infine al ministero del Lavoro c'è un altro capoufficio stampa, Luigi Falco, altri 100mila euro annui.
Il conto sfiora appunto i 700mila euro tra fondi ministeriali e fondi della presidenza del Consiglio. Un investimento pubblico non da poco per la comunicazione di una sola persona. Chissà se basterà per fargli recuperare un po' di web reputation.
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