Le mancava un Papa, e Dio gliene ha fatto dono. Si può pensare addirittura che Ratzinger nel 2013 si sia dimesso per farle trovare all'appuntamento con la canonizzazione il Pontefice giusto, uno di strada più che di studi. Trinità di Papi, alla fin fine. C'è una logica evangelica, e forse di teologia della storia, in questo passaggio del testimone teresiano da Giovanni Paolo a Benedetto e infine a Francesco.
Certo, Francesco non ha potuto farsi prendere per mano da Madre Teresa e lasciarsi condurre tra i lettini del Nirmal Hriday di Calcutta, come fece san Giovanni Paolo II, che offrì il suo sguardo per una volta tremante ai moribondi. Wojtyla pareva più piccolo della minuscola Ganxhe. Il Papa scolpito nella roccia, una statua gotica di condottiero, si fece piccolo come un bambino: la sua fede senza la carità di Teresa non sarebbe andata da nessuna parte, non avrebbe mai potuto avere il passaporto per l'India, non avrebbe potuto inchinarsi davanti al memoriale del Mahatma Gandhi, senza Teresa, e predicare ai poveri, poiché solo l'amore è credibile, e Teresa era l'amore. La fede sposta le montagne, ma è la carità che dà la carezza e il pane ai miseri, e costringe il cuore arido a stupirsi e a commuoversi. La fede di Pietro si lasciò condurre dalla tenerezza della Madre, per tutti i suoi quasi 27 anni di ministero petrino.
IL SILENZIO DI DIO
Poi ci fu Benedetto XVI. Fu lui a raccontare prima ancora di conoscere Teresa (scrisse questo nel 1969, e non era ancora vescovo ma di già profeta) che cosa fosse il buio del cuore nei grandi santi, il silenzio di Dio, che la piccola albanese sperimentò molto più lungo delle altre Terese, quella d'Avila e quella di Lisieux. Avrebbe voluto canonizzarla lui, Benedetto. Ma non era tempo, anche se il miracolo decisivo per decidere la canonizzazione è stato donato da Dio, lui regnante (si dice ancora così, anche se in realtà è solo Cristo a regnare).
Allora è venuto Francesco. Il suo messaggio di parole ha trovato coincidenza piena nell'opera di Madre Teresa. Durante il viaggio del 21 settembre 2014 a Tirana, papa Bergoglio ha raccontato di aver conosciuto la futura santa durante il Sinodo del 1994. A quel tempo nemmeno conosceva «i fatti mirabili di Santos», neppure aveva in mente di indire il Giubileo della Misericordia. Eppure sentiva ancora alle sue spalle la presenza ingombrante e inquietante della Madre originaria di quella terra, tant'è che persino l'aeroporto di Tirana è a lei intitolato. Lo aveva confessato all'interprete: «Era seduta proprio dietro di me durante i lavori del Sinodo. Ne ho ammirato la forza, la decisione dei suoi interventi, senza lasciarsi impressionare dall'assemblea dei vescovi. Diceva sempre quello che voleva dire...». Poi Francesco ha aggiunto, sorridendo, questa battuta: «Avrei avuto paura se fosse stata la mia superiora!».
L'ha conosciuta per davvero, allora. Ho vissuto anch'io, in qualche modo, quando mi fece da direttore spirituale nel 1987, la sua severità, la sua bontà spietata. Misericordia tremenda e dolce, senza nessun buonismo, non un'iconcina da Baci Perugina, ma un'icona come quella della Veronica, un dono a carissimo prezzo.
Si notino alcune date, nel racconto che segue. Lo traggo, tagliando le parti noiosamente protocollari, dal sito ufficiale della diocesi di Santos...«Il 19 giugno 2015 è stato istituito nella diocesi di Santos, San Paolo, Brasile, il Tribunale sulla causa della Beata Teresa di Calcutta, responsabile per l'inchiesta diocesana di un possibile miracolo attribuito all'intercessione della Beata, accaduto nella città di Santos, nel 2008. La sessione di apertura si è tenuta nella Cappella di San Giovanni Maria Vianney, residenza episcopale... Poi i membri del Tribunale si sono recati nell'aula delle udienze per l'audizione dei testi medici, religiosi e civili e del miraculado, l'ingegner Marcilio Haddad Andrino . C'era anche padre Brian Kolodiejchuk, Postulatore della Causa di Canonizzazione di Madre Teresa. Al termine del processo diocesano, il 26 giugno, la documentazione è stata trasferita a Roma alla Congregazione per le Cause dei Santi Roma».
COME SI CHIEDE UN MIRACOLO
Il rapporto tra Marcilio Andrino e Madre Teresa è stato suscitato da Padre Elmiran Ferreira, parroco della parrocchia Nostra Signora de Aparecida, a São Vicente. Racconta come è accaduto: «Ho conosciuto la famiglia dell'ingegner Andrino attraverso sua suocera, che era una catechista in parrocchia. Ho seguito tutta la traiettoria della vita di coppia e quando è apparsa la malattia, sono andato a fargli visita in ospedale. Ho visto il dolore e la sofferenza di tutta la famiglia, mentre stavano iniziando una nuova vita (sposi) e la malattia stava rallentando molti sogni. Così ho iniziato con loro a rivolgermi con grande devozione a Madre Teresa, mi recavo ogni giorno alla Santa Messa nella Casa delle Suore (di Madre Teresa) a Santos, meditando su come Madre Teresa ha affrontato il dolore, la sofferenza, e come ella vide in essa la sofferenza di Cristo stesso. E questo mi ha ispirato a comprendere anche la sofferenza di quella famiglia. Ho dato la preghiera di richiesta di grazie a Madre Teresa, domandando loro di pregarla con insistenza. E lo hanno fatto. Madre Teresa è diventato conforto e incoraggiamento nel loro lungo viaggio. Così, quando improvvisamente c'è stato il pieno recupero della sua salute, e i medici non riuscivano a spiegarselo, ho capito che c'era la mano della Beata».
Giugno 2015. Il Postulatore è uscito da quelle udienze con la certezza che il miracolo ci fosse davvero. Tutto splendeva di grazia e di rigorosa scienza, che le si inchinava dinanzi, in quei giorni di prima estate brasilera. Il presidente del Tribunale, monsignor Sarno, si rimetteva al discernimento del Papa, ma era dell'idea che l'avrebbe riconosciuto senz'altro, il miracolo. Padre Brian Kolodiejchuk ne informò il Papa. Ecco il racconto, che, riprendo testualmente da una sua testimonianza, padre Brian ha fatto al Papa.
MALATTIA E GUARIGIONE
Il caso riguarda un uomo con una infezione virale del cervello che ha prodotto più ascessi con idrocefalo triventricolare. I vari trattamenti assunti non sono stati efficaci, e, quindi, le sue condizioni sono peggiorate sempre di più. Il 9 dicembre 2008, il paziente era in uno stato clinico acuto: idrocefalo ostruttivo; era in coma e stava morendo. Si è quindi deciso di procedere con un intervento chirurgico d'urgenza. Alle 18:10 il paziente è stato portato in sala operatoria, ma l'anestesista non ha potuto eseguire l'intubazione tracheale per l'anestesia. Dal marzo del 2008 la moglie del paziente, Fernanda, aveva di continuo cercato l'intercessione di Madre Teresa. A questa si sono aggiunte quelle dei suoi parenti, amici, e il parroco .Quello stesso giorno, il 9 dicembre 2008, quando è entrato in grave crisi e ha dovuto essere trasportato per un intervento di emergenza, sono state intensificate le preghiere rivolte alla Beata Teresa. Proprio tra le ore 18.10 e 18.40 Fernanda, la moglie, è andata nella sua parrocchia, e insieme con il parroco, si è rivolta alla Beata Teresa invocando con maggiore determinazione la guarigione del marito morente.
Alle 18.40 il neurochirurgo è tornato in sala operatoria e ha trovato inspiegabilmente sveglio e senza dolore. Il paziente ha chiesto al medico, «Cosa sto facendo qui?». La mattina dopo, 10 dicembre 2008, quando alle 7.40 ha esaminato il paziente, lo ha trovato completamente sveglio e senza mal di testa; era asintomatico e con funzioni cognitive normali. Marcilio Andrino, ora completamente guarito, ha ripreso il suo lavoro come ingegnere meccanico senza particolari limitazioni. In più, a causa dell'intensa e prolungata immuno-soppressione e degli antibiotici, i test avevano mostrato uno stato di sterilità; nonostante ciò, la coppia ha ora due bambini sani, nati nel 2009 e nel 2012.
Questo il racconto fatto al Papa. E Francesco, che attendeva un segno, non ha avuto dubbi. Ha atteso gli adempimenti canonici, il voto delle Commissioni, della Congregazione dei Santi e di quella teologica. Ma dentro di sé era già certo.
Era tempo di fare Madre Teresa santa, e di chiamarla a testimone principale della verità eterna che il nostro tempo ha bisogno di vedere, toccare, sperimentare, più di qualsiasi altro tempo della vita del mondo. Tempo della Misericordia!
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