Prima i pensionati, poi le aziende con la stretta sui contratti a termine, quindi le famiglie con la stangata sulle colf. Il governo giallo verde, alla prova del primo provvedimento di politica economica si è scontrato con la coperta cortissima delle coperture e si è ritrovato a fare scelte poco in linea con gli umori degli elettori di Lega e M5S. Tanto che sul decreto Dignità si registrano le prime pesanti frenate.
Già si parla di una marcia indietro sul rincaro dei contributi per i collaboratori domestici. Un aumento per i datori di baby sitter, badanti e colf che arriva fino a 200 euro in più l'anno, secondo la denuncia di Assindatcolf.
L'intenzione della maggioranza è di correre ai ripari nell'unico modo possibile, escludendo il settore domestico dagli aumenti contributivi previsti dal decreto Dignità per i rinnovi dei contratti a tempo determinato. Indiscrezioni circolate ieri e non confermate, nemmeno negli ambienti che hanno lanciato l'allarme. Colpire chi ha bisogno di assistenza è un autogol per il governo Conte e, in particolare, per il M5S che con il suo leader Luigi di Maio esprime il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. A favore del rincaro ci sono praticamente solo i sindacati, che spesso utilizzano l'aumento dei contributi per tutti come coperture per altre proposte.
Le altre modifiche sono quelle concordate dai due partiti di maggioranza e che ieri Di Maio ha riassunto con l'etichetta «decreto dignità 2.0». È pronto un emendamento sui voucher e anche gli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani, soprattutto nel Sud Italia, che serve a tamponare gli effetti negativi sull'occupazione del provvedimento. «Questo vuol dire che all'interno del decreto dignità non ci sarà solo una stretta per i contratti a tempo determinato, ma ci saranno incentivi per l'assunzione dei giovani. Poi andremo incontro a quelle categorie che ci chiedono più flessibilità», ha spiegato il vicepremier Di Maio
Da domani le commissioni Finanze e Lavoro della Camera passeranno al vaglio 900 emendamenti. Passeranno solo quelli del governo, compreso un regime transitorio che permetterà alle imprese di rinnovare i contratti a tempo anche senza causale oltre i 12 mesi. Gli incentivi di cui ha parlato Di Maio sono bonus per le assunzioni under 35.
Probabile anche un allentamento della stretta sui contratti a somministrazione, chiesta dalla Lega, in particolare con l'esclusione del periodo di intervallo per le prestazioni «stop and go».
Poi il ritorno dei voucher per alcuni settori: agricoltura, turismo ed enti locali. Saranno tracciabili, limitati a studenti, pensionati e disoccupati.
Sul ritorno dei buoni lavoro la Cgil ha minacciato un nuovo referendum. Di Maio ha precisato che «per come l'abbiamo scritta» la norma sui voucher «non punta ad alcuno sfruttamento. Devono essere utilizzati solo in determinati periodo in cui c'è bisogno di un numero di persone più alto. È impensabile che una volta si pagavano con i voucher gli ingegneri, gli avvocati e persino i giornalisti».
Possibile marcia indietro anche sulle aziende che portano all'estero la produzione.
Tra le modifiche, una misura a favore delle sigarette elettroniche, penalizzate dal decreto fiscale lo scorso anno. Sarà nuovamente consentita la vendita online di liquidi con o senza nicotina. Niente più imposta di consumo e verrà dimezzata l'accisa per i tabacchi da inalazione senza combustione (dal 50 al 25%).
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