Roma - Ogni giorno l'italiano maggiorenne spende un euro nel gioco d'azzardo. Trattasi di media ponderata. C'è chi passa la mano e chi investe uno stipendio. Niente, però, in confronto a quello che spende un finlandese (top europeo) o un australiano (top mondiale), ma tanto basta a far sì che 10 miliardi su 18,5 di incasso netto dal settore dei giochi se li prenda lo Stato.
Un boom di entrate che fa segnare una crescita - secondo l'elaborazione di Agipronews - del 24 per cento rispetto agli 8 miliardi incassati dall'erario nel 2015. Conti alla mano, ci troviamo di fronte a un incremento di due miliardi secchi. Il prelievo di 10 miliardi destinati all'erario, rispetto ai 18,5 incassati dagli operatori, portano a una aliquota reale del 54,5 per cento. In sostanza, ogni 10 euro, 5,5 finiscono nella cassaforte statale. Nonostante questo ben di Dio lo Stato croupier prende i soldi e scappa. E così per il salvataggio del Monte dei Paschi e delle altre banche aumenterà probabilmente l'Iva piuttosto che impiegare queste inaspettate risorse.
La voce che più contribuisce al gettito, 58 per cento, è quella degli apparecchi da intrattenimento (slot e videolottery), che versano complessivamente allo Stato 5 miliardi e 850 milioni di euro, dei quali, 4,6 provenienti dalle sole slot machine (+36 per cento rispetto al 2015). Incremento dovuto soprattutto ai provvedimenti del governo Renzi, in particolare al sensibile aumento della tassazione previsto dalla Legge di Stabilità del 2016 e in vigore dal 1 gennaio del 2015: dal 13 per cento, il prelievo erariale è passato al 17,5 degli incassi. Discorso analogo, ma in forma più attenuata, per le videolottery, che versano allo Stato 1250 milioni (+13 per cento) in virtù di un prelievo passato dal 5 al 5,5 per cento. Tra le voci cardine del prelievo statale, spiccano il Gioco del Lotto con 1760 milioni e il Gratta e Vinci (1375), mentre dal Superenalotto (interesse in netto ribasso) arriva mezzo miliardo di euro: 477 milioni.
Complessivamente la raccolta del settore dovrebbe attestarsi nel 2016 a 95 miliardi (88 l'anno precedente), ma il dato in gran parte risente del meccanismo del rigioco, in particolare nel settore online: il giocatore, cioè, reimpiegando le proprie vincite, finisce per movimentare cifre molto alte facendo impennare la raccolta lorda, senza incidere sulla spesa reale.
Nel 2015 la spesa netta dei giocatori italiani aveva raggiunto quota 17,1 miliardi (la raccolta lorda era stata di 88 miliardi) e dunque l'incremento di spesa è stato dell'8,3%. Considerando la popolazione residente (50,6 milioni), in media ogni italiano maggiorenne nel 2016 ha speso 365 euro in giochi, un euro al giorno. Le tre regioni più spendaccione sono l'Abruzzo con 1.429 euro di spesa annua, Lombardia con 1.407 euro e Lazio con 1.362 euro. Lazio che possiede, tra l'altro, il 13% del totale nazionale di sale slot. Già, le slot machine. In Italia sono più di 400.000, una macchinetta ogni 150 abitanti. Solo il Giappone - quasi una malattia sociale - ne ha di più di noi (756mila).
Quanto all'online (trend che
ha preso piede anche grazie a una pletora di canali televisivi tematici) si contano già tre milioni di italiani praticanti. Di questi, 642mila si dedicano costantemente all'attività con una spesa media annuale di 93 euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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