Ma lo Stato fermi i "killer" della vita

Ma lo Stato fermi i "killer" della vita

Il proscioglimento dei genitori di Eleonora Bottaro dall'accusa di omicidio colposo, richiesta a gran voce dalla Procura di Padova per essersi attivamente a fermamente opposti a che la figlia si sottoponesse alla terapia chemioterapica, rischia di essere strumentalizzata da tutti coloro che, contro ogni evidenza scientifica a senso del bene comune, si oppongono alla medicina tradizionale, ai vaccini ed alla scienza stessa. Eleonora moriva, a 18 anni appena compiuti, per una leucemia linfoblastica acuta che secondo i medici, attraverso la chemioterapia, avrebbe avuto ragionevoli probabilità di regredire.

Si apprende che i genitori, seguaci della cosiddetta nuova medicina germanica di Hamer, dal nome del medico (radiato) Ryke Geerd Hamer, avevano fatto di tutto per sottrarre Eleonora ai protocolli medici e sperimentare su di lei cure alternative, pur prive di validità scientifica riconosciuta. Oggi il Tribunale di Padova li assolve «perché il fatto non costituisce reato», avendo agito in buona fede. Al di là delle motivazioni della sentenza in commento, che leggeremo, il caso di specie introduce il tema del discrimine fra genitorialità e ordine pubblico familiare, ossia quelle regole invalicabili che uno Stato ha il diritto di far rispettare anche contro le volontà di chi pensa di vantare, per legami biologici o giuridici, un potere assoluto sui propri figli.

All'apice della catena delle priorità, infatti, va posta l'integrità psico-fisica di ogni minore, un bene supremo ed indisponibile che nemmeno un genitore può pretendere di possedere completamente.

Se un adulto ha la libertà di fare di se stesso ciò che vuole, anche distruggersi, quando c'è di mezzo un minorenne lo Stato ha il dovere di vigilare su quelle condotte che possono nuocergli.

Ecco perché, in caso di condotta pregiudizievole contro i figli minori da parte di uno o di entrambi i genitori, anche il Pubblico Ministero può adire il Tribunale per i Minorenni per promuovere un procedimento di decadenza della responsabilità genitoriale, fino a togliere il figlio dalla famiglia d'origine. È giusto? A mio avviso sì nella misura in cui scelte scellerate dei genitori, come in ambito di cure mediche, rischino di creare un pregiudizio definitivo o permanente in capo a soggetti innocenti che, per la legge del caos, si sono trovati a vivere in quella famiglia. Chiunque di noi non tollererebbe di assistere inerme ad una violenza su un minore e così è giusto che anche lo Stato si ribelli a situazioni in cui un bambino sia in pericolo e vi sia prova di un concreto danno nei suoi confronti. L'ordine pubblico, peraltro, tutela tutti noi: le famiglie che non vaccinano i figli, ancorandosi a convincimenti privi di rilevanza scientifica, producono un danno per l'intera comunità, favorendo il diffondersi di malattie che possono colpire tutti indiscriminatamente.

Andrebbe divulgato il caso di quella bambina strappata alla morte dai bravi medici dell'Ospedale Regina Margherita di Torino, i quali si sono miracolosamente accorti che il deperimento esponenziale della minore fosse ricollegato al tetano, una malattia quasi completamente debellata grazie ai vaccini. Ho rispettato il silenzio dei due genitori durante le fasi più critiche della riabilitazione della figlia ma sono tante, da madre, le domande che farei loro, la prima delle quali è «perché?». Se potessi incontrarli direi loro di parlare adesso, di ammettere pubblicamente di avere sbagliato e di essersi fatti abbindolare da finte sirene che hanno loro instillato criminali convinzioni di cui stava per essere vittima proprio la figlia.

Il celebre medico Bruno Bettelheim, autore di saggi di pedagogia infantile, scriveva che l'educazione di un figlio incomincia quando nasce la madre. Perché noi tutti siamo ciò che, innanzitutto, ci trasmettono i genitori. Se costoro mettono in pericolo la nostra vita è giusto che lo Stato si attivi per salvarla. Con ogni mezzo.

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