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"È stato valicato un limite senza ritorno: la sanità pubblica non può dare la morte"

L'ex sottosegretario Eugenia Roccella: "Intollerabile l'autopercezione della sofferenza"

"È stato valicato un limite senza ritorno: la sanità pubblica non può dare la morte"

«Tentammo di fare la legge sul testamento biologico, a seguito della vicenda di Eluana Englaro: sospendere alcune cure anche quando non sei più in grado di esprimerti» ricorda Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute del quarto governo Berlusconi. «La legge bilanciava la libertà di scelta e le necessarie garanzie, infatti contemporaneamente avevamo legiferato sulle cure palliative perché l'idea era: vogliamo dare a tutti le condizioni per sopravvivere alla malattia senza sofferenza. Mancavano quindici giorni, è caduto il governo».

Oggi la Consulta apre all'eutanasia libera o è il male minore, perché l'agevolazione al suicidio è concessa solo a certe condizioni?

«Non è il male minore. E la via al male l'ha aperta la legge 219 del 2017 sul consenso informato e sulle Dat. Allora, nella mia dichiarazione di voto dissi: è la via italiana all'eutanasia. E tutti a dire: ma no, no, assolutamente no. Invece l'ha detto la Consulta e con più durezza e di me: se si può scegliere di morire attraverso la sottrazione di acqua e cibo, sia pure somministrati medicalmente, e così morirebbe anche una persona sana, perché non si deve poter morire anche in un altro modo? La Corte riconosce che la 219 è eutanasica. Il resto viene di conseguenza».

Quale limite è stato valicato?

«Il paletto fondamentale era: la sanità non può dare la morte, lo Stato non può dare la morte, i medici non possono dare la morte. Una volta che non c'è più la totale tutela della vita e dici: la sanità pubblica può dare la morte, perché dovrei farlo in un modo solo?».

Esiste anche il tema della tutela della dignità della vita.

«La vita si tutela affermando che qualunque persona vivente è dignitosa, in qualunque situazione. Nel momento in cui si diffonde la tutela della vita animale, e io sono animalista e mi sono incartata l'estate per tutelare un gatto, perché non dovrei tutelare la vita umana? Esiste una scala delle priorità. Disabili, persone con gravi disabilità psichiche non devono essere tutelati?».

La difesa della vita è un valore in cui credono solo i cattolici?

«La sacralità della vita dovrebbe essere ancora più tutelata da un laico, da chi non ha fede nella vita ultraterrena. Cerchiamo di offrire alle persone fragili le condizioni per vivere al meglio, non offriamo loro la morte».

L'Europa va altrove. È una lotta contro la storia?

«Una volta c'era l'eccezione italiana, fondata sui nonni, la famiglia, il volontariato, la vocazione alla solidarietà. Era un'eccezione positiva che alleggeriva parecchio il welfare. Non credo che da domani chiederanno il suicidio assistito migliaia di italiani, ma non mi convince una lettura positiva del Belgio e dell'Olanda rispetto all'Italia».

Non crede che esista un diritto all'autodeterminazione?

«Non amo la parola autodeterminazione, un tempo ero radicale e mi piace la parola libertà. Il problema è l'autopercezione introdotta dalla Corte, che parla di qualunque patologia fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili. Io reputo intollerabile quest'autopercezione senza criteri di oggettività».

È bene che decida il Parlamento?

«Era un bene prima. La Corte ora ha dato i criteri e a leggere il comunicato, i paletti sono blandi e il Parlamento dovrà seguire quella lettura: quando si tratta di sofferenza fisica o psicologica, la strada all'eutanasia è aperta.

Forse si può pensare a referendum abrogativi, ma bisogna aspettare di leggere per intero il parere della Corte».

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