In tempo di guerra tante cose assumono un peso diverso e la gravità di certi atti rimane impunita (o quasi). Ma anche quando si esce dal contesto bellico, ci si può vergognare delle proprie nefandezze e l'istinto fa nascondere le malefatte sotto a un tappeto. «C'era la guerra», si dice poi, per giustificare azioni che in tempi di pace sarebbero considerate contro natura o contro morale. La città di Osaka ha deciso di chiudere il suo gemellaggio sessantennale con la sua città «sorella» San Francisco. Il motivo? Nella città americana si erge una statua che simboleggia l'uso delle schiave del sesso in tempo di guerra.
La statua raffigura tre donne provenienti da Cina, Corea e Filippine. Una statua che simboleggia donne e adolescenti costrette a lavorare nei bordelli militari giapponesi dagli anni '30 fino alla sconfitta del Giappone nel 1945. Queste donne erano moltissime. Alcuni storici dicono che erano 200mila e provenivano, appunto da territori cinesi, del sud est asiatico, coreani e filippini. Costrette a diventare schiave sessuali durante la seconda guerra mondiale, avevano storie terribili. Erano le cosiddette comfort woman, le donne di conforto. Donne che venivano utilizzate dal Giappone per lenire i dolori dei propri soldati: schiave del sesso. La realtà di quelle ragazze, probabilmente, non si discostava poi molto dal libro Il racconto dell'ancella. Donne invisibili, donne che hanno patito molto e che non sono quasi mai ricordate. Possiamo immaginarle come le donne che servivano come ancelle nella serie distopica The Handsmade Tale.
Ma non è la prima volta che i giapponesi manifestano ostilità nei confronti delle statue che raffigurano le «donne di conforto». Un uomo giapponese, a settembre, a Taiwan, aveva già preso a calci una di queste statue. Il gruppo nazionalista giapponese, a cui apparteneva l'uomo che ha tirato il calcio alla statua, si era scusato per il gesto. Questo ci fa capire che il Giappone preferisce nascondere la questione, perché se ne vergogna.
Il sindaco di Osaka, Hirofumi Yoshimura, ha interrotto le relazioni ufficiali con San Francisco dopo che la città americana ha deciso di mantenere sul suo suolo l'opera raffigurante le «donne di conforto». Il monumento, eretto l'anno scorso da un gruppo privato nel quartiere di Chinatown di San Francisco, è di proprietà pubblica.
Nella lettera al sindaco di San Francisco, Yoshimura sostiene che gli storici dicono che il loro numero di queste donne fu molto minore, che si esagera sull'entità delle violenze subite da queste donne, che diversi paesi hanno compiuto atti terribili. Ma la statua resta lì. Perché San Francisco ha detto che non vuole «cancellare la storia».
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