Roma - L'Italia regala ogni anno all'estero mille Ferrari rosso fiammante pronte per la Formula Uno. Macchine brillanti costruite nel nostro Paese che invece corrono per la Svizzera, la Danimarca o l' Inghilterra. Una metafora efficace per capire quanto sta perdendo il nostro Paese in termini di capitale umano a causa di quello che è un vero e proprio esodo di laureati in medicina. I dati Istat implacabili raccontano un aumento esponenziale dei medici che si rivolgono al ministero della Salute per ottenere la documentazione utile per esercitare all'estero. Erano 396 nel 2009 e sono saliti a 2.363 nel 2014, un incremento pari al 596 per cento. E nel 2015 per i soli laureati in medicina e chirurgia il dicastero ha rilasciato 1.112 attestati di conformità e 1.724 attestati di good standing, le certificazioni richieste per lavorare all'estero. L'Anaao Assomed, sindacato degli ospedalieri, segnala un'emorragia pari a un migliaio di camici bianchi all'anno.
Una perdita enorme da punto di vista economico perché la formazione di un medico costa circa 150mila euro, più o meno come una Ferrari, appunto. La prima ragione dell'esodo è lo stipendio. All'estero i medici guadagnano il doppio o il triplo di quello che incasserebbero dal nostro Servizio sanitario nazionale. In Svizzera un medico al primo anno di assunzione guadagna circa 80mila euro lordi, sicuramente più del doppio rispetto allo stipendio che percepirebbe in Italia. Ma circoscrivere a motivazioni puramente economiche la diaspora dei camici bianchi sarebbe riduttivo. Il problema è più complesso e riguarda anche il riconoscimento della professionalità di chi lavora negli ospedali. Negli ultimi anni sono aumentate in modo esponenziale le denunce a carico dei medici per presunti casi di malasanità, che poi nella maggioranza dei casi si sono rivelati infondati. Parallelamente è aumentata a dismisura la cosiddetta medicina difensiva. Purtroppo spesso la prima preoccupazione di un medico è che il paziente possa fargli causa «a prescindere». Alla fuga dei medici giovani nel corso dei prossimi 10 anni si affiancherà il pensionamento di migliaia di medici, quelli della generazione del baby boom.
Progressivamente usciranno dalla professione circa 47.300 medici specialisti del Ssn, a cui aggiungere circa 8.200 tra medici universitari e specialisti ambulatoriali oltre a circa 30mila medici di famiglia. E il turn over è limitato al 50 per cento.
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