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Stoccata di Conte a Salvini: "Lui parla, ma poi decido io"

Fuorionda di La7 mentre parlava con la Merkel a Davos Caso Diciotti, i due vicepremier litigano sull'immunità

Stoccata di Conte a Salvini: "Lui parla, ma poi decido io"

No, nessuna crisi in vista, giura Matteo Salvini. «Andremo avanti a lungo», dice, e non si capisce bene se ne è convinto o se si tratta di una forma di esorcismo. Qualche dubbio viene anche a sentire quello che il premier Giuseppe Conte ha confabulato con la cancelliera tedesca Angela Merkel durante una pausa caffè «informale» a Davos. «Sai, Salvini è contro tutti» le dice il premier, a caccia di consigli sui temi su cui dovrebbero puntare i Cinquestelle per recuperare sull'alleato che «chiude su tutto» ma che nei sondaggi è al 35%. E poi la rassicura: «Ma Angela, non preoccuparti. Sono molto determinato. La mia forza è che se io dico: Ora la smettiamo! loro non litigano». L'unica certezza al momento è che per la maggioranza, tra recessione economica, tira e molla sulla Tav, dubbi di costituzionalità sul reddito di cittadinanza e polemiche interne sull'immigrazione, non è certo un bel momento. L'ordine di scuderia dei Cinque Stelle è fare quadrato attorno al vicepremier, però la base è in rivolta: reggeranno le truppe in Senato, in caso di voto sull'autorizzazione a procedere?

Salvini, forte del 57 per cento degli italiani che secondo un sondaggio EMG Acqua-Agorà non vuole che sia processato, si sente «tranquillo» e a Porta a Porta conferma l'accordo di ferro con Conte e Di Maio. «Li ho avvertiti prima della lettera al Corriere. Ora Palazzo Madama dovrà stabilire se mi sono mosso per interesse pubblico o per un mio capriccio personale. Ebbene, è stato un atto politico, che rifarei: ho agito da ministro, mica da milanista...». E i mal di pancia grillini? «Non mi voglio sostituire ai senatori. Chi ha letto le carte sa cosa è successo, che è stato cioè un atto politico. Lascio ai M5s la loro scelta, ma penso che voteranno di conseguenza, avranno le idee chiare. Il processo sarebbe un'invasione di campo». Un «pizzino» che Di Maio non pare gradire, tanto da smentire la ricostruzione di Salvini: non è vero che mi avvertito della lettera al Corriere. Il ministro dell'Interno, poi, chiude a Silvio Berlusconi, che ha ipotizzato una nuova maggioranza a breve. «Non ci sarà alcuna crisi, quindi non mi pongo il problema del dopo. Non c'è nessun sondaggio, neanche quello più allettante, che mi possa spingere a far cadere questo governo. Sono contrario ai ribaltoni».

E il premier gli dà una mano, provando a spostare su Palazzo Chigi i riflettori del caso Diciotti e dell'autorizzazione a procedere contro Salvini chiesta dal tribunale dei ministri. La giunta per le immunità dovrebbe esprimersi il 22 febbraio e i voti pentastellati sono decisivi. Salvare il consenso o salvare il governo? Secondo Conte «parlare di immunità è uno strafalcione giuridico». Qui viene fuori il giurista, il professore di diritto privato. «Definire questo voto un salva-Salvini è un falso che rischia di favorire il dibattito pubblico. Bisogna invece - sostiene - avere chiaro il quesito giuridico a cui dovranno rispondere i senatori: se abbia agito per il perseguimento di un interesse dello Stato o di un interesse pubblico inerente alla funzione di governo o se abbia agito al di fuori del suo ruolo ministeriale».

La risposta che si dà Conte è chiara: Salvini si è mosso per conto del governo. Il problema è convincere i senatori grillini. Intanto dal M5s arriva un altro ombrello politico alle scelte salviniane sull'immigrazione. Lo apre il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, annunciando «una norma che inibisca l'ingresso delle Ong per ordine pubblico» e chiarendo che «non si tratta di un blocco navale». «La Sea Watch - spiega a Radio Anch'io - non ha rispettato il diritto marittimo.

Vi pare normale che una Ong navighi nel Mar Libico decidendo a cavoli propri e invece di portare i migranti in Tunisia, dove si trova il porto sicuro più vicino, si diriga verso nord in Sicilia per cercare pubblicità?».

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