Storico russo documenta le stragi di Stalin Rischia il manicomio come ai tempi dell'Urss

Perizia psichiatrica per Yuri Dmitriev: potrebbero condannarlo a 15 anni

Storico russo documenta le stragi di Stalin Rischia il manicomio come ai tempi dell'Urss

Sarà pur vero che morto uno Stalin se ne fa un altro, ma metterlo in discussione è come toccare un cavo scoperto dell'alta tensione. Vladimir Bechterev, lo psichiatra che il 22 dicembre 1927, dopo averlo visitato al Cremlino, accertò la presunta paranoia del dittatore, venne ucciso pochi giorni dopo.

Lo avvelenarono al buffet del Bolshoi, tra le musiche del teatro e la folla ignara che spingeva nel foyer. Novant'anni dopo è lo storico di fama internazionale Yuri Dmitriev a rischiare la pelle dopo aver reso pubbliche alcune scoperte sui crimini commessi dal leader sovietico. La vicenda è a dir poco surreale: il 61enne docente è accusato dalla procura di Stato di essere malato di mente e pedofilo e per queste ragioni nei prossimi giorni verrà sottoposto a una perizia psichiatrica, l'ennesima in pochi mesi. I magistrati di Mosca sostengono che abbia coinvolto sua figlia di 11 anni in pedo-pornografia, che sia in possesso illegalmente di armi da fuoco e che abbia compiuto atti di depravazione con il coinvolgimento di un minore.

Alcune tra le figure più accreditate del mondo culturale russo sono convinte che Dmitriev sia stato incastrato per via dei suoi studi sui crimini perpetrati da Stalin. A metterlo nei guai sarebbe stata la scoperta di una fossa comune con 9mila corpi risalente agli anni Trenta. Un terribile episodio che confermerebbe l'operazione di grande terrore lanciata da Stalin e che andrebbe a imbrattare quel senso di rinascita dell'orgoglio nazionale russo costruito da Putin proprio attorno alla figura di Stalin, indicato come padre dell'annientamento nazista. In vista delle elezioni di marzo, dove Putin otterrà quasi certamente il suo quarto mandato presidenziale, le scoperte di Dmitriev, che rischia come minimo 15 anni di carcere, rappresentano una nota stonata.

L'accanimento nei confronti del malcapitato professore universitario è evidente. Un anno fa l'uomo si era già sottoposto a una perizia psichiatrica coattiva che non aveva evidenziato alcuna infermità. Non solo, ma un esperto nominato dal tribunale non aveva riscontrato alcunché di pornografico nelle nove foto della figlia, al centro del caso istruito contro di lui. Lo scorso 27 dicembre è arrivato l'inatteso colpo di scena: il tribunale ha ottenuto che le foto incriminate venissero esaminate per la terza volta, ordinando una nuova perizia psichiatrica per determinare possibili deviazioni sessuali dell'uomo. In questi giorni Dmitriev si trova al centro di malattia mentali Serbsky di Mosca, lo stesso che in epoca sovietica ospitava dissidenti che venivano dichiarati malati di mente. Gli esami di idoneità mentale potrebbero durare anche un mese e l'avvocato dello storico, Viktor Anufriev, teme che il suo assistito possa essere «sottoposto a torture per estorcere qualcosa che di sicuro non ha mai commesso».

I media russi, che seguono la vicenda quasi a fari spenti, scrivono che Dmitriev percepisce denaro, attraverso la copertura di una Ong filo-occidentale, per raccontare una versione falsa e distorta della storia dell'ex Unione Sovietica, con l'obiettivo di screditare Putin.

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