Gli strani messaggi in codice nell'inchiesta su papà Tiziano

Spunta un'intercettazione di Romeo su Renzi senior ma è giallo sul loro incontro. Altri dubbi negli atti del Noe

Gli strani messaggi in codice nell'inchiesta su papà Tiziano

Consip: altro giro, altra corsa. Ancora il Fatto mischia le carte (giudiziarie) in tavola, e rilancia le accuse al Giglio magico con due pagine sull'inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione. In particolare con un'intercettazione ancora inedita che, secondo il pezzo firmato da Marco Lillo, rilancerebbe il ruolo centrale del papà dell'ex premier Matteo Renzi, Tiziano, nel presunto tentativo, insieme all'amico Carlo Russo, di ricevere una ricompensa dall'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, in cambio dell'impegno a intervenire sui vertici della stessa Consip. Sollevando sopratutto il sospetto che Tiziano non sia stato tirato in ballo per le millanterie di Russo, ma che almeno una volta abbia effettivamente incontrato e conosciuto Romeo. E «scaricando» definitivamente il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto per un'annotazione che, invece di «inguaiare» i Renzi, come i presunti falsi nell'informativa per cui è indagato dalla procura di Roma, stavolta scagionerebbe babbo Tiziano dalla «pistola fumante» di un incontro con Romeo. Il tutto in due pagine nelle quali spiccano anche un articolo sulla «offensiva dei pm» (all'epoca napoletani) contro il Giglio magico a dicembre, tra microspie davanti a casa di Tiziano e fedelissimi renziani intercettati, e un pezzo sul file audio dell'intercettazione tra Romeo e l'amico-collaboratore Italo Bocchino a proposito del mega appalto Consip Fm4, pure questa probabilmente trascritta male, secondo il quotidiano diretto da Marco Travaglio (che sul sito web pubblica il file ascoltabile). Il Fatto sembra quindi da un lato unirsi al coro di quanti hanno osservato le troppe anomalie dell'indagine (tra le quali le tante fughe di notizie che hanno riguardato proprio i primi scoop del Fatto), ma dall'altro ricondurre l'attenzione al filone principale dell'inchiesta, dirottando l'inerzia delle stesse anomalie: anche a favore, e non tutte «contro» babbo Renzi e il Giglio magico, come sembrava dalle indagini a carico di Scafarto, che avrebbe dedicato un capitolo alla inesistente presenza di 007 sotto lo studio di Romeo, e poi attribuito allo stesso Romeo una frase su un «incontro con Renzi», pronunciata invece da Bocchino.

In effetti, l'intercettazione tra Romeo e Russo pubblicata ieri fa apparire l'imprenditore quasi «in familiarità» con i Renzi. Ci sono commenti nei quali Romeo sostiene che il «principe» è «molto più eclatante» negli atteggiamenti del «principe 2», e l'ipotesi di Lillo è che si stia riferendo proprio a Tiziano e a Matteo. Niente nickname nella seconda intercettazione riportata nel pezzo (quella con il «non» galeotto), nella quale a Russo che ricorda come Tiziano Renzi sia impegnato per la Festa dell'Unità di Rignano, Romeo ribadisce alcune somiglianze tra babbo e figlio: «Sì, ma no io lo immagino perché io (non, ndr) l'ho conosciuto, lo vedo un personaggio... il figlio esasperato! Il figlio moltiplicato per dieci! Perché poi in alcuni casi c'hanno gli stessi atteggiamenti». Insomma, una certa familiarità poco compatibile con la non eccessiva esposizione mediatica del padre dell'ex premier: per conoscerne carattere e attitudini, Romeo dovrebbe averlo conosciuto. Di questa intercettazione, però, il Fatto non ha l'audio (o non lo ha messo sul sito), e non può o non vuole dunque ipotizzare se quel «non» c'era o meno, cambiando completamente il senso alla frase e allo stesso coinvolgimento di Tiziano Renzi nell'indagine.

La registrazione ce l'hanno i pm di Roma, quelli che hanno indagato Woodcock proprio con l'accusa di aver passato informazioni

riservate a Lillo. Che manda l'ultimo messaggio proprio alle toghe, dopo aver ricordato la strana «ndr» firmata da Scafarto, invitandoli a sentire quel file e avvertendo: «Saranno loro a dover stabilire il senso della frase».

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