Politica

La strategia M5s anti-Lega: "scippare" il tema sicurezza

Ogni giorno i grillini fanno una critica al Viminale o proposte sull'ordine pubblico. Carroccio in difesa

La strategia M5s anti-Lega: "scippare" il tema sicurezza

La campagna pentastellata è iniziata da settimane, da quando Di Maio ha parlato di una «Grand strategy» sulla sicurezza. Un'uscita che aveva fatto inviperire Salvini. L'occasione allora era lo sventato attentato sullo scuolabus a San Donato milanese. Da allora l'M5s non ha perso occasione di stuzzicare il ministro dell'Interno e la Lega. Dichiarazioni di esponenti M5s sono arrivate puntuali a ogni notizia di cronaca. Per dare la colpa al Viminale se si trattava della notizia di un grave fatto di cronaca. Per prendersi il merito in caso di riuscite operazioni di polizia.

Ieri, ad esempio, dopo il blitz contro i Casamonica non è mancata una nota dei pentastellati della Commissione antimafia, il cui presidente è il grillino Nicola Morra: «In questa lotta senza quartiere (contro le mafie, ndr.) anche la Bicamerale che rappresentiamo è in prima linea». In occasione dell'omicidio del carabiniere a Cagnano Varano, a battere un colpo era stato il capogruppo M5s alla Camera Francesco D'Uva, intervenuto via Twitter: «GRAVISSIMO quello che è successo a #Foggia. Serve una risposta immediata da parte dello Stato».

L'invasione di campo è arrivata anche a toccare il tema del contrasto all'integrazione illegale, sancta sanctorum leghista. Ieri Di Maio ha messo in discussione il dogma dei porti chiusi e ancora prima la ministra Elisabetta Trenta che, sotto tiro per lo scarso attivismo sulla crisi libica, ha esortato Salvini ad avere «testa» e non «testa dura». Parole simili a quelle di Di Maio («Bisogna avere testa in questi momenti e lavorare con responsabilità»), che mettono a nudo la linea pentastelalta: avocare a sé una cogestione della sicurezza, accusare Salvini di essere una «testa calda», proporsi come la scelta moderata in vista delle urne europee.

Le invasioni di campo si ripetono e al momento la Lega gioca in difesa, anche se non mancano risposte su altri settori, come gli attacchi di Salvini alla gestione di Roma. «Non mi permetto di dargli lezioni su come risolvere le centinaia di crisi aziendali che sono ferme sul suo tavolo -.ha replicato ieri il leader del Carroccio riferendosi all'intervista rilasciata da Luigi Di Maio al Corriere- Chiedo altrettanto rispetto: di ordine pubblico, sicurezza, difesa dei confini mi occupo io. Ci metto la faccia e rischio personalmente». A dargli manforte il sottosegretario leghista all'Interno Nicola Molteni intervistato da Affari italiani: «Accettiamo consigli e suggerimenti da tutti, ma le decisioni in materia di contrasto all'immigrazione clandestina e di difesa di frontiere e confini le fa il ministro dell'Interno».

Salvini prova a mettere da parte le polemiche e tirare dritto. Due giorni fa ha annunciato che «da giugno per le forze dell'ordine entrerà in vigore la pistola elettrica». Ma anche in quell'occasione si era trovato a dover rispondere a uno sconfinamento nella riserva di caccia leghista, con la proposta di Di Maio di «estendere la nuova legittima difesa alle forze dell'ordine». A Di Maio non era rimasto altro da fare che pungere il collega vicepremier sottolineando di essere «contento che ha cambiato idea».

Perno della nuova strategia comunicativa del M5s è la difesa. E infatti, messo un po' da parte il dominus della comunicazione grillina Rocco Casalino, dietro alla nuova linea ci sarebbe Agostino Rubei, portavoce della ministra Trenta.

I cenni di recupero nei sondaggi spingeranno il M5s a spingere ancora di più sull'acceleratore.

Commenti