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"La strategia Pd dell'opossum, tace per paura di perdere voti"

Sinistra assente il 7 ottobre. L'ex ministro: "Se vuoi governare devi avere identità"

"La strategia Pd dell'opossum, tace per paura di perdere voti"
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Senatore Carlo Calenda, che effetto le ha fatto essere l'unico leader di centrosinistra presente il 7 ottobre in Sinagoga?

«Mi sembra evidente che questa opposizione non abbia la capacità di scindere due questioni: la necessità morale di ricordare un eccidio terrorista spaventoso e genocidiario come quello del 7 ottobre. E la legittima critica al governo Netanyahu e alle sue scelte nella conduzione della guerra, visto che quando si arriva a sparare sull'Onu vuol dire che qualcosa è andato fuori controllo. Non lo fanno perchè sanno che si paga un prezzo».

Di che prezzo parla?

«Intanto elettorale: abbiamo fatto un'analisi del voto, e Azione alle Europee ha perso 100mila voti, soprattutto di giovani, per la nostra posizione su Medio Oriente e Ucraina. Voti che sono andati ad Avs. E poi c'è un clima mefitico e pericoloso».

Cosa intende?

«Il clima politico è talmente impazzito che sui social quel gentleman di Alessandro Di Battista ha postato un montaggio di mie dichiarazioni. Cancellando le mie critiche a Netanyahu per la conduzione della guerra a Gaza, e lasciando solo la parte in cui dicevo che non si può chiamare 'genocidio' quella guerra, per quanto orribile, e che non sarei mai andato a manifestazioni in cui si grida 'morte agli ebrei'. Il suo montaggio è diventato virale, e io e la mia famiglia abbiamo iniziato a ricevere valanghe di minacce violentissime di morte, a me e ai miei figli, anche da parte di personaggi inquietanti come arabi residenti in Italia. Non mi era mai capitato in tutta la mia storia politica, è evidente che ci sono personaggi come Di Battista che soffiano sul fuoco facendo operazioni molto spregiudicate e pericolose».

Non molti, a sinistra, sembrano capirlo e prenderne le distanze.

«Io capisco che la strategia di fingersi morti come gli opossum, attuata ad esempio dalla segretaria del Pd, possa essere nell'immediato premiante, perchè non ci si sporcano le mani con la complessità del reale e non si rischia di pagare pegno alle proprie convinzioni, limitandosi a inseguire la pancia del paese. Ma partiti o coalizioni che aspirino a governare devono darsi un'identità, che viene definita dal coraggio sulla politica internazionale».

Ma la sinistra continuano ad oscillare, tra la giustificazione di piazze come quella del 5 ottobre e capriole sull'Ucraina.

«Il divieto di quel corteo era sacrosanto: definiva il massacro del 7 ottobre un atto di resistenza, incoraggiando palesemente il terrorismo. Io critico apertamente Netanyahu per l'orrendo numero di vittime civili a Gaza, ma per quanto mi riguarda quelli di Hamas e di Hezbollah può continuare a dargli la caccia tranquillamente. Per far politica serve il coraggio di affrontare la complessità, non fare l'opossum».

La sinistra continua a dividersi anche sulle armi all'Ucraina.

«Se dicono no al diritto alla difesa di Kiev, come di Israele, smettano almeno, per coerenza, a esaltarsi con le celebrazioni della Resistenza italiana al fascismo. O pensano che i partigiani la facessero con coriandoli e sit-in pacifisti? É una doppia morale imbarazzante, soprattutto del Pd: dov'è la coerenza dei suoi riformisti, che a Strasburgo non hanno partecipato al voto?».

Intanto prosegue l'impasse sulla Consulta: lei ha detto basta alla linea dell'Aventino.

«Le regole costituzionali prevedono che ci debba essere un accordo sui giudici della Corte. Il teatrino destra-sinistra prevede che l'accordo non ci sia mai. Meloni dice eleggete il mio, Schlein dice daccene due in cambio, cosa che la sinistra non ha mai fatto a parti inverse».

E come se ne esce?

«Ho fatto una proposta a entrambe: troviamo un accordo sui 4 giudici che decadranno entro l'anno.

Due alla maggioranza, uno alla sinistra (che potrebbe essere un costituzionalista di vaglia come Stefano Ceccanti) e un indipendente sul modello di Sabino Cassese, che garantisce equilibrio ad entrambi gli schieramenti».

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