Lo strazio dei genitori: "Per noi la vita è finita". L'amico: "Luca vittima di un incidente politico"

La causa: "il contrasto tra ruandesi e ugandesi con le forze armate locali"

Lo strazio dei genitori: "Per noi la vita è finita". L'amico: "Luca vittima di un incidente politico"

L'ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci potrebbero essere stati uccisi per motivi politici. È un amico, Emanuele, attualmente in Italia, ma che da tredici anni vive e lavora nella Repubblica Democratica del Congo, a raccontare la storia.

«Sabato dovrò tornare a Kinshasa. Luca con Vittorio e un suo collega scampato all'attacco avrebbero dovuto venire a prendermi in aeroporto - spiega -. Purtroppo non ci saranno. Erano veramente amici e fratelli per me. Eravamo sempre insieme. In quella stessa zona dove è avvenuto il macabro incidente, che per me è solo un incidente di carattere politico causato da ruandesi e ugandesi, che sono in contrasto con le forze armate della Repubblica Democratica del Congo, io stesso ero scampato nove anni fa a un attacco. Per fortuna sono qui a raccontarlo». E prosegue: «Ho fatto molte missioni specifiche in quella zona dell'Est del Paese, una zona molto ricca e con contrasti forti, dove oltre ai noti problemi politici ce ne sono anche di razzismo». E ricorda l'eccidio di Kindu del 1961 in cui furono trucidati 13 aviatori italiani.

Intanto, il papà di Luca Attanasio, Salvatore, ha dichiarato all'Ansa: «In trenta secondi sono passati i ricordi di una vita, ci è crollato il mondo addosso. Sono cose ingiuste, che non devono accadere. Per noi la vita è finita». Per poi aggiungere: «Adesso bisogna pensare alle nipoti, queste tre creature avevano praterie davanti con un padre così. Non sanno ancora cosa è accaduto. Anche la loro mamma, la moglie di Luca, è distrutta dal dolore». Papà Salvatore confessa che il figlio era felice della sua missione: «Ci ha detto quali erano gli obiettivi. È stato sempre una persona rivolta agli altri, ha sempre fatto del bene, ed è sempre stato proiettato verso alti ideali, capace di coinvolgere chiunque nei suoi progetti. Una cosa che a me poteva sembrare poco chiara, lui me la rendeva positiva. Era onesto, corretto, mai uno screzio». Arriva poi la notizia che Luca la mattina della sua morte aveva inviato sul cellulare dei genitori un video con la partenza per la missione. Alle 12 il mondo che crolla addosso. Un destino atroce che in un attimo ha portato via la vita a due persone arrivate in quel Paese per lavorare e dare pace.

Intanto, anche i colleghi di Iacovacci, del 13esimo Reggimento Friuli Venezia Giulia di Gorizia, rendono omaggio al carabiniere morto. Sulle loro pagine social hanno messo tutti il simbolo del reggimento listato a lutto. «Un modo - racconta uno di loro - per far sapere che abbiamo perso un pezzo di quella famiglia di cui Vittorio faceva parte.

Ognuno di noi sa cosa rischia quando parte per missioni di questo tipo - spiega ancora -, ma la speranza resta sempre quella di tornare a casa. Ci mancherà tanto, era veramente una brava persona. Questo è il momento di stare vicini alle famiglie e di ricordarli come gli eroi che sono».

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