E la montagna partorì il topolino. Mentre i governatori del Nord Italia, negli occhi le immagini delle bare portate fuori dagli ospedali dalla camionette dell'esercito, continuano a chiedere misure sempre più stringenti al governo, fino «al coprifuoco se necessario», il ministero alla Salute emana una stringata circolare di quattro punti che entrerà in vigore questa mattina. Vietato fino al 25 marzo «l'accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici, svolgere attività ludica o ricreativa all'aperto», mentre «resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona». «È necessario fare ancora di più per contenere il contagio. Garantire un efficace distanziamento sociale è fondamentale per combattere la diffusione del virus» commenta il ministro Roberto Speranza.
Chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande nelle stazioni ferroviarie e lacustri e nelle aree di servizio e rifornimento carburante, tranne quelli lungo le autostrade, che possono vendere solo prodotti da asporto, mentre restano aperti quelli negli ospedali e negli aeroporti.
Niente da fare, invece, per la chiusura dei supermercati nei week end o la sola domenica. Eppure fare file di ore all'ingresso dei supermercati parlando con il vicino rappresenta un comportamento a rischio. Sicuramente in Lombardia e in Veneto la pensano diversamente se il governatore lùmbard Attilio Fontana ha inviato al governo una serie di richieste restrittive come la sospensione dell'attività dei mercati settimanali, misura in vigore solo nella città metropolitana di Milano, fino alla chiusura dei distributori automatici di bevande fino al 30 aprile. Alle spalle quanto vissuto in questo primo mese di epidemia da Coronavirus e la consapevolezza di quanto limitare i contatti interpersonali sia l'unica via per arginare il contagi. In Lombardia si è arrivati a 22.264, 5.089 in Emilia-Romagna, 3.677 in Veneto, 3.244 in Piemonte, 1.001 in Liguria, 555 in Friuli Venezia Giulia, 600 nella Provincia autonoma di Trento, 530 nella Provincia autonoma di Bolzano, 4031 in Veneto. Qui in mattinata il governatore Luca Zaia aveva già firmato un'ordinanza che prevede la chiusura domenicale di tutti gli esercizi tranne farmacie, parafarmacie ed edicole. Stessa cosa in Friuli Venezia Giulia: il presidente Massimiliano Fedriga ha vietato le attività all'aperto e imposto la chiusura domenicale degli esercizi commerciali di qualsiasi natura, tranne farmacie ed edicole.
Altro punto della circolare, vergata dopo ore di riunioni e consultazioni «il divieto nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni, di ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza». Anticipata in questo dal governatore della Liguria Giovanni Toti in giornata. Un divieto che Toti chiederà di far rispettare dall'esercito, se sarà necessario. Della serie: «Ve l'avevamo detto con le buone, ora lo facciamo con le cattive» per usare le parole di Attilio Fontana.
Così se gli italiani non si rendono conto di quanto sta accadendo fino in fondo, basta ascoltare le parole il ministro delle Autonomie Francesco Boccia che ha lanciato «il bando per consentire a tutti i medici italiani che hanno volontà e voglia di aderire, in 24 ore, alla task force (300 saranno arruolati)che il capo della Protezione Civile Borrelli coordinerà da domani mattina. Definita da lui stesso «una chiamata alle armi della sanità, perché i medici che sono in prima linea hanno bisogno di aiuto».
La priorità assoluta sono, ancora una volta, gli ospedali della Lombardia e la provincia di Piacenza». Appello identico arriva dall'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera: «L'hub Covid-19 alla Fiera di Milano non potrà aprire finché non avremo il personale sanitario necessario».
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