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"Striano riveli i suoi mandanti". Crosetto: "Porterò altri elementi"

È bufera dopo le dichiarazioni al "Giornale" del finanziere autore degli accessi illeciti. Il ministro: "Penso di sapere chi sono, ma spero emerga dal lavoro della Procura"

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Parla, il nemico ti ascolta. Le dichiarazioni al Giornale di Pasquale Striano, il tenente della Finanza al centro del presunto dossieraggio contro politici e vip, scuotono la politica. «Risponderò davanti a un giudice, poi vedrai che succederà, ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati», dice l'ufficiale rompendo il silenzio. «Parli e dimostri chi gli ha dato gli ordini che ha eseguito» replica il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, che mette nel mirino una Antimafia vicina a sinistra e grillini, accusando l'allora procuratore capo (oggi senatore M5s) Federico Cafiero de Raho. «Striano ha agito sfruttando coperture, connivenze, complicità e soprattutto sotto l'impulso di mandanti, ad oggi occulti», lamenta Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. «Hanno cercato di spaventarmi e delegittimarmi», sottolinea un infuriato ministro della Difesa Guido Crosetto, che ieri alla Stampa dice di essersi fatto una sua idea sulle indagini e sui mandanti «e spero che emerga dal lavoro di Raffaele Cantone, ma non la esporrò ora». È sua la denuncia dopo gli articoli di Domani e Fatto quotidiano del 31 ottobre 2022 sui suoi presunti conflitti d'interesse e su alcune liasons dangerouses del neo ministro. Il fascicolo è stato affidato ad un magistrato preparatissimo come il sostituto procuratore Antonia Giammaria, che ha archiviato le ipotesi contro l'esponente Fdi, ha sentito Striano e ha investito Perugia per la competenza a indagare sul presunto dossieraggio e sul ruolo dei giornalisti del Domani (ma non solo) che avrebbero ricevuto informazioni riservate contenenti ipotesi investigative diventate sui giornali verità inattaccabili solo per mascariare gli avversari politici come Crosetto.

Il tenente al Giornale si è detto pronto a parlare ai giudici, rivendica la sua onestà e i «suoi» metodi diversi da quelli dei burocrati. Parole che si prestano a illazioni e interpretazioni diametralmente opposte. Il finanziere aveva accesso a diverse banche dati per fare ricerche sui personaggi oggetto delle Sos, le Segnalazioni di operazioni sospette, tra cui lo stesso Crosetto ma anche politici e personaggi dello sport e dello spettacolo. La Sos non è necessariamente una notizia di reato, perché evidenzia alcune anomalie finanziarie (grossi prelievi, bonifici importanti eccetera) meritevoli di un approfondimento. «Ma le ricerche nelle banche dati sono complesse, a volte si parte da un dato e si arriva da tutt'altra parte - spiega al Giornale un whistleblower che ha consultato le stesse banche dati. Si procede in modo frattale, incrementale. Da un dato se ne ricavano tre, quattro o cinque. A loro volta meritevoli di una ricerca». Insomma, le intrusioni nella vita privata delle persone oggetto di queste Sos sarebbero legittime, ma è anche vero che queste informazioni riservatissime possono fare gola e valere molti soldi. Di cui, al momento, non c'è traccia.

Ma perché un ufficiale come Striano, autore di libri di criminologia, stimato da tantissimi colleghi e di grande esperienza investigativa, avrebbe messo in piedi questo presunto mercato di informazioni? «Chi vuole vendersi qualche segreto sa che di ricerche gliene ne bastano una manciata, quelle giuste per il committente che ha promesso soldi o carriera in cambio», scrive in un post il generale Gdf Umberto Rapetto, che riporta alla normalità i numeri snocciolati da Cantone in commissione Antimafia sulle migliaia di cosiddetti «accessi abusivi», «liberando la fantasia di chi parla di spionaggio e dossieraggio, di chi strabuzza gli occhi sentendo dire di migliaia di interrogazioni. Una sola indagine può richiedere centinaia e centinaia di query per tessere la ragnatela delle relazioni e a disegnare la mappa della geografia di contesto, lasciando tracce indelebili del proprio passaggio».

Tracce che lo stesso Striano ha ricostruito e consegnato ai magistrati che lo indagano. Il dubbio resta: Ha fatto il suo lavoro in buona fede? Era da solo? O ci sono dei mandanti?

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