Cronaca nera

Strozza il figlio di un anno: "L'ho ucciso"

Sos della nonna, la 45enne in psichiatria. I vicini: "Famiglia normale, lei un po' depressa"

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«Ho ucciso mio figlio». È l'unica frase che Elisa Roveda ha pronunciato davanti ai carabinieri, quasi imbambolata, con il vuoto negli occhi.

Ieri mattina la 45enne ha strangolato il suo bambino di appena un anno a Voghera, in provincia di Pavia. A trascinarla, quel male oscuro che si impossessa spesso dell'anima, proprio quando il cuore dovrebbe scoppiare di felicità. Invece ci si trova spesso sole, ci si sente inadeguate nel profondo, incapaci di chiedere aiuto al mondo. Elisa lo aveva fatto, ma non è bastato. Quando si è svegliata, o forse non aveva dormito per niente, ha ucciso il piccolo Luca. In quel momento la donna, impiegata in uno studio di commercialisti, si trovava sola nell'abitazione di via Mezzana, dove vive con il marito Maurizio Baiardi. L'uomo, che lavora come autotrasportatore, era uscito un'ora. Un po' preoccupato, certamente, perché aveva visto la moglie cambiare radicalmente negli ultimi mesi, fino a quando era arrivata la terribile diagnosi di «depressione post partum». Ma quel bambino lo avevano desiderato e cercato per cinque anni e si sarà autoconvinto che Elisa ce l'avrebbe fatta a uscire da quello stato di perenne tristezza. In famiglia tutti cercavano di non lasciarla mai sola ed è stato proprio approfittando del fatto che in casa non c'era nessuno, che la 45enne ieri ha ucciso Luca.

Il delitto si è consumato tra le 8 e le 9. Quando la mamma di Elisa è giunta in via Mezzana, la figlia si era barricata in casa. Quando l'ha lasciata entrare, la donna è corsa nella camera dove era il nipotino, che non respirava più. «Mi ha chiamato mio marito perché ha sentito urlare la nonna - racconta una vicina di casa -. È andato là ma poi è scappato. Mi ha detto che non ce l'ha fatta. Era una famiglia normale, da 5 anni volevano questo bambino».

Ma qualcosa poi è mutato e la 45enne stava così male da essere seguita da uno specialista. «Ho ucciso mio figlio» ha detto senza mostrare emozioni ai carabinieri. Trasportata all'ospedale Policlinico San Matteo, è stata ricoverata per accertamenti in psichiatria e per lei è scattato l'arresto. Non appena si sarà ripresa verrà interrogata. «Rimaniamo attoniti di fronte a un bimbo strappato alla vita da un gesto terribile - ha detto la sindaca di Voghera Paola Garlaschelli -. Attendiamo di sapere di più dalle forze dell'ordine sulla tragedia che ha sconvolto la nostra città. Per ora un pensiero di dolore enorme e di vicinanza alla famiglia». Luca è solo l'ultima di una lunga serie di vittime, che vedono i genitori scagliare rabbia, frustrazione o dolore contro i figli. In Italia sono stati commessi 116 figlicidi negli ultimi sei anni, trenta solo nel 2018 e 69 delle vittime aveva meno di 14 anni. Solo in 38 casi, però, a uccidere sono state le madri. Il caso che sconvolse l'Italia fu quello di Cogne, dove nel gennaio 2002 il corpo senza vita di Samuele Lorenzi, tre anni appena, venne trovato con profonde ferite alla testa. La madre, Annamaria Franzoni, lo uccise poi chiamò i soccorsi e chiese aiuto ai vicini. L'arma del delitto, forse una roncola, non fu mai trovata. Nel maggio 2002 a Valfurva, Loretta Zen uccise la piccola Vittoria, di 8 mesi, dopo averla messa nel cestello della lavatrice e attivato il lavaggio. A Vieste, in provincia di Foggia, nel luglio 2004 Giuseppina Di Bitonto soffocò i figli, di 2 e 4 anni, tappando loro la bocca con del nastro adesivo. La lunga scia di sangue porta nel luglio 2022 fino ad Alessia Pifferi, che non ha ucciso con le proprie mani, ma ha lasciato morire di stenti la piccola Diana, 18 mesi, per spassarsela con il compagno.

E ieri nel Pavese l'ennesimo infanticidio, proprio mentre il Parlamento discute del disegno di legge sulla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

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