Stupri da Harrods, 120 donne contro Al Fayed. Le denunce insabbiate e l'ombra della corruzione

Cresce il numero delle presunte vittime dell'imprenditore morto un anno fa. Il caso delle prime accuse "silenziate" dalla polizia

Stupri da Harrods, 120 donne contro Al Fayed. Le denunce insabbiate e l'ombra della corruzione
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Mohamed Al Fayed, uno stupratore seriale come Weinstein e Epstein. Questo è il ritratto dello storico proprietario dei magazzini Harrods, nonché padre di quel Dodi morto nell'incidente del ponte dell'Alma insieme alla principessa Diana, emerso dopo la messa in onda di un documentario della BBC in cui una ventina di donne dichiarano di essere state molestate e stuprate dal miliardario. Segretarie e dipendenti, violentate sul posto di lavoro. Uno scandalo che sta montando come la panna, tanto che a pochi giorni dalla trasmissione del programma, Dean Armstrong, uno dei legali delle presunte vittime, ha raccontato di avere 37 clienti al momento, ma di essere stato contattato da almeno 150 donne. E gli avvocati di altre vittime dichiarano che gli episodi sono avvenuti non solo nel Regno Unito, ma anche in Francia, in Malesia, in Canada e Dubai. «Sta diventando un caso internazionale», ha detto alla BBC un altro legale, Bruce Drummond.

Nel documentario della BBC alcune vittime parlano a viso aperto dei traumi che hanno passato raccontando di un vero e proprio «mostro», razzista, senza empatia e senza rimorsi, che approfittava della sua condizione di potere per fare, nel suo mondo ritagliato a propria misura, quello che gli pareva. E mano a mano che la vicenda si estende, emerge anche quella rete clientelare e di corruzione che ha sempre accompagnato casi come questi. Politici che sapevano e che sono stati zitti, ma ancor più grave agenti di polizia che si giravano dall'altra parte, prove presentate da alcune vittime che improvvisamente scomparivano prima di un'eventuale incriminazione. Come raccontato dal Sunday Times, per ben due volte, nel 2008 e nel 2015, la Procura ha preso in considerazione di procedere contro l'ex proprietario di Harrods, ma poi ha ammesso di non averlo fatto perché c'erano realisticamente pochissime possibilità di una condanna. Nel 2008 la polizia metropolitana avviò un'indagine su una denuncia di stupro presentata da un'assistente alle vendite adolescente che l'uomo avrebbe aggredito nel suo ufficio. La stessa vicenda viene raccontata anche dall'ex editore di Vanity Fair, Henry Porter. «Lei aveva 15 anni, lui quasi 80 - scrive in un editoriale sul Guardian - La stampa fu informata del caso dalla polizia (molti agenti e giornalisti beneficiarono della distribuzione dei famosi cesti di Natale di Harrods al tempo) e questo mise molto sotto pressione sia la ragazzina che la sua famiglia. Le accuse vennero fatte cadere perché lei si confuse sul giorno esatto in cui l'aggressione era avvenuta. Ci si domanda come mai - conclude Porter - un errore così poco significativo possa essere stato la giustificazione per decidere di non perseguire un aggressione contro un minore, consumata sul posto di lavoro. Di certo la cosa puzza».

La nuova proprietà di Harrods ha già raggiunto

degli accordi finanziari con la maggior parte delle vittime fin dal 2023, anno in cui Mohammed Al Fayed è morto alla veneranda età di 94 anni, nella sua casa di Londra, senza aver mai scontato neppure un giorno di carcere.

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