Non era un branco impazzito ma una truppa organizzata, quella che la notte di Capodanno in piazza Duomo ha scatenato la caccia alle ragazze, violentando e molestando pesantemente un numero ancora in crescita di vittime. Come tutte le truppe, aveva un capo. Ed è intorno a questo soggetto che si stanno stringendo le indagini della Squadra Mobile di Milano.
A descriverlo nei verbali sono state alcune delle vittime: è lui a governare le mosse degli aggressori, è lui a fingere trattative con le vittime offrendo di restituire borse e telefoni che poi in realtà non vengono ridati. È più adulto della media del gruppo di pervertiti, parla un buon italiano con accento arabo, non è calvo (come lo aveva descritto una vittima) ma indossa davvero una camicia nera ricamata. Dargli un nome è il prossimo obiettivo delle indagini.
In attesa di incastrare il capo, gli inquirenti continuano ad aggiungere nuovi nomi all'elenco degli indagati. È il frutto congiunto dell'analisi dei nuovi video e dei contatti telefonici che i responsabili della notte di violenze hanno incautamente mantenuto anche dopo l'individuazione dei complici. Ieri vengono perquisiti cinque giovani di origine maghrebina, abitano tutti nei dintorni di Torino, sono in contatto con uno dei due arrestati il 12 gennaio, Abdullah Bouguedra. Tutti erano nella comitiva che nel tardo pomeriggio del 31 si è spostata dal capoluogo piemontese con l'obiettivo prefissato di «andare a divertirsi» in piazza del Duomo.
Tre dei perquisiti finiscono nell'elenco degli indagati per violenza sessuale di gruppo, tra di loro ci sono anche i probabili responsabili di una delle aggressioni rimaste finora senza responsabili diretti, l'agguato a due giovani turiste tedesche. In totale gli indagati sono quindici, e l'elenco è destinato a crescere. Ormai la pista è calda, e gli inquirenti sono convinti di riuscire a identificare alla fine la grande maggioranza dei partecipanti alla caccia alle ragazze scatenate nei dintorni della Cattedrale.
Ai tre episodi già raccontati nei verbali delle vittime con i loro dettagli disgustosi, nei giorni scorsi se ne sono aggiunti altri due grazie al racconto di ragazze che hanno trovato il coraggio di
presentarsi in Questura a sporgere denuncia. Si tratta di molestie meno gravi di quelle descritte nei casi precedenti, ma anch'esse finite nell'elenco di cui la Procura intende chiedere conto al «capo» e al resto della banda.
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