Una delle vittime, una delle ragazze che la notte di San Silvestro videro trasformarsi in un incubo la notte di festa in piazza Duomo, lo ha riconosciuto senza incertezze durante le indagini preliminari: «È lui».
Abdallah Boguedra, ventun anni, immigrato di seconda generazione, secondo le indagini della Procura arrivò da Torino a Milano la sera dell'ultimo dell'anno col piano preciso di scatenare in centro la «caccia alle ragazze», una sfilza di aggressioni di gruppo a giovani e giovanissime, sempre più brutali. Ieri affronta il processo. Mentre i suoi coimputati cercano di limitare i danni tra patteggiamenti e riti abbreviati, Boguedra affronta il dibattimento. Nonostante il riconoscimento della vittima, si dichiara vittima di un errore di persona. Era a Milano, era in piazza. Ma dice di non avere partecipato alle aggressioni. «Crediamo al nostro assistito», dicono i suoi difensori Vinicio Nardo e Stefano Comellini. Il problema è che il ruolo diretto svolto dal giovane maghrebino conta fino a un certo punto. Nella ricostruzione del pubblico ministero Alessia Menegazzo, e fatta propria dal giudice che a gennaio ordinò i primi arresti, la lunga, indisturbata caccia nelle vie intorno alla Cattedrale fu resa possibile solo dalla compattezza del branco. A più riprese, le giovani venivano circondate, senza via di fuga, e sottoposte a ogni genere di soprusi: dai furti, ai toccacciamenti, fino alle aggressioni più esplicite nelle zone intime. Nel costituirsi parte civile, la giovane che ha subito gli abusi più gravi ha chiesto una cifra non inferiore a 100mila euro come risarcimento. Anche il Comune di Milano si è costituito parte civile.
Boguedra, dice il capo d'accusa, era lì, nel branco. «Posso dire che tutto intorno era uno schifo, c'erano molti ragazzi e chiunque passasse si prendeva la libertà di mettere le mani addosso», così ha raccontato la scena una delle vittime, secondo la deposizione riportata proprio nell'ordine di custodia a carico di Boguedra. La mattina di Capodanno, mentre si ricostruiva con fatica e impressione crescente il bilancio delle aggressioni, a colpire fu soprattutto il contesto di impunità in cui - nonostante la presenza delle forze dell'ordine - decine e decine di giovani, tutti di origine nordafricana, avevano potuto compiere le loro imprese. L'interrogativo sulla debacle rimane. Ma nei giorni successivi la Squadra Mobile incrociando filmati e tabulati cellulari era riuscita a individuare una serie di protagonisti delle aggressioni. Le intercettazioni avevano poi rivelato come i sospettati commentassero tra di loro quanto accaduto, confermando così la presenza in piazza. Il riconoscimento delle nove vittime aveva fatto il resto. A Boguedra e ad altri due giovani il pm Menegazzo contesta in particolare il ruolo svolto in una delle aggressioni, avvenuta in via Mazzini ai danni di una diciannovenne e documentata dai filmati diffusi sui social. Per uno di loro, il gip aveva rifiutato l'ordine di custodia. Ma la Cassazione lo aveva spedito in carcere, affermando che la complicità, fare muro per impedire alla vittima di mettersi in salvo, fa scattare la responsabilità nella violenza sessuale di gruppo.
Di odio e violenze nei confronti degli italiani si parla anche in un'altra vicenda che ieri a Trezzano sul Naviglio ha portato all'arresto di tre cittadini egiziani, ospiti di una comunità per minori stranieri non accompagnati, ritenuti responsabili di rapine
aggravate ai danni di due prostitute. In tre distinti episodi avvenuti tra giugno e luglio il gruppo aggrediva con le mazze da baseball le prostitute e anche i clienti, spinto da un forte risentimento verso gli italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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