Guerra

Sudan, allarme dell'Oms per rischio biologico: un laboratorio con virus nelle mani dei ribelli

Per l'Onu è imminente un massiccio esodo: "In fuga 280mila profughi"

Sudan, allarme dell'Oms per rischio biologico: un laboratorio con virus nelle mani dei ribelli

Duecentottantamila profughi e nuovi potenziali virus in arrivo. Questo il doppio allarme lanciato da Onu e Oms per il golpe in Sudan, dove la guerriglia tra esercito e brigata paramilitare Rsf continua ad avere tragici effetti, diretti e indiretti. Non solo esiste un collegamento certificato della brigata con l'esercito privato Wagner guidato da Prigozhin, ma a questo punto del conflitto si apre un sorta di fase due caratterizzata da conseguenze chirurgiche che impatteranno sull'area mediterranea.

È ormai chiaro che, all'indomani della smobilitazione delle rappresentanze straniere, i due eserciti rivali hanno «campo libero», con all'orizzonte una possibile catastrofe umanitaria: lo rileva l'Onu, secondo cui è alle porte un esodo massiccio con circa 280mila persone dirette verso i vicini Ciad e Sud Sudan, le zone dove negli scorsi anni la Wagner ha impiantato ramificazioni dirette, fino al Centrafrica dove gestisce i golpe in loco al fine di avere accesso alle risorse minerarie, creando così al contempo una sorta di confederazione di paesi a cui offrire servizi e protezioni. Le ong presenti sul territorio sudanese continuano a denunciare la mancanza di medicine, acqua e cibo, confermando i timori delle Nazioni Unite che impatteranno gioco-forza sulla meta finale di quei profughi, ovvero il corridoio che arriva fino alla Tunisia. Ecco che il combinato disposto tra fascia subsahariana, crisi finanziaria tunisina e nuovi flussi sudanesi sarebbe una vera bomba sociale diretta verso il mare nostrum. Ma non è tutto, perché oltre ai flussi migratori c'è un'altra conseguenza nel breve periodo a causa della guerra in Sudan: secondo l'Oms vi sarebbe un laboratorio contenente virus nelle mani dei ribelli, caratterizzato dall'alto rischio biologico. Il sito è pubblico e al momento potrebbe contenere al proprio interno campioni di malattie, tra cui la polio e il morbillo, creando una situazione «estremamente pericolosa». Secondo Nima Saeed Abid, rappresentante dell'Oms in Sudan, esiste un enorme rischio biologico associato all'occupazione del «laboratorio centrale di sanità pubblica da parte di una delle parti in guerra». La stessa parte che vanta quel rapporto speciale con la Wagner e che nessuno sa ancora cosa potrebbe fare con in mano quei virus. Nel frattempo lievita il bilancio degli scontri, salito a 500 persone uccise con circa 4mila feriti, anche se i combattimenti si sarebbero attenuati dopo la tregua di tre giorni concessa per l'esfiltrazione del personale diplomatico. Oltre a loro, sono decine di migliaia i sudanesi fuggiti in Etiopia, Egitto, Ciad e Sud Sudan, con anche il locale ufficio delle Nazioni Unite che ha dovuto drasticamente ridurre le proprie attività a causa dei combattimenti. L'Rsf ha però accusato l'esercito di aver violato la tregua di 72 ore, mentre per le strade continuano ad essere ammassati cadaveri e feriti che non riescono a essere medicati.

A ciò si aggiunge una folle impennata dei prezzi dei generi di prima necessità, come l'acqua, mentre inizia a scarseggiare anche il denaro contante. Il ministero degli Esteri ha accusato l'Rsf di aver attaccato i diplomatici, citando l'uccisione di un funzionario egiziano proprio mentre Stati Uniti e Arabia Saudita hanno lavorato per il cessate il fuoco, come confermato dal segretario di Stato americano Anthony Blinken. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che la violenza in un Paese che costeggia le regioni del Mar Rosso, del Corno d'Africa e del Sahel «rischia una catastrofica conflagrazione che potrebbe inghiottire l'intera regione e oltre».

Quell'oltre ha un nome: Mediterraneo.

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