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Sugli appalti è ancora lite e la palla passa a Draghi

Cgil e Legambiente contro le Semplificazioni. Fi: Pnrr a rischio. Il premier prova a mediare

Sugli appalti è ancora lite e la palla passa a Draghi

È la carica del marxismo burocratico: non chiede più diritti per i lavoratori, ma più vincoli per gli imprenditori. Una linea che si è manifestata chiaramente ieri nel duro confronto che divide la maggioranza sul dl Semplificazioni, la norma che dovrebbe tagliare i tempi delle opere pubbliche. Ma oggi Mario Draghi metterà sul tavolo dei litiganti il suo peso e una parola chiave: Pnrr. Senza semplificazioni saltano le promesse all'Europa. Una soluzione va trovata.

Punta di lancia dello schieramento che vuole conservare lo statu quo è la Cgil. «Non consideriamo sufficienti le decisioni fin qui prese su massimo ribasso e liberalizzazioni appalti - dice il segretario generale Maurizio Landini -. Se si aprono mediazioni siamo pronti a fare il nostro mestiere. Se ci dovesse essere davanti un muro, valuteremo con Cisl e Uil quali iniziative mettere in campo».

A parole tutti vogliono semplificare l'iter delle opere pubbliche e del lavoro. Nei fatti quando si arriva al dunque la resistenza è fortissima. Come quella del fronte ambientalista: «Le bozze del decreto semplificazioni al centro del dibattito di questi giorni - dice il presidente di Legambiente Stefano Ciafani - rischiano di far fallire la missione affidata al governo Draghi, realizzare presto e bene le opere della transizione ecologica italiana, e aprire una pericolosa stagione di assalto alle risorse pubbliche in un'ottica di liberi tutti».

Nella maggioranza tra i Cinque stelle prevale soprattutto il rilancio del superbonus e il no al ritorno del massimo ribasso, punto su cui si schiera anche un Pd sempre più vicino alle posizioni di Landini: «Il massimo ribasso va cancellato. Punto - ribatte secco Graziano Delrio -. Non esiste in nessun Paese al mondo e ci fa tornare indietro dal punto di vista della qualità e della sicurezza. E non c'entra niente con la velocità e la semplificazione».

Ma tra i 5s c'è anche la versione Di Maio: il ministro degli Esteri propone di sentire la voce dei sindaci, cioè i più interessati a snellire le procedure per realizzare le opere. Ed è ai sindaci dem che Enrico Letta si rivolge approfittando per rilanciare la quotidiana polemica con Salvini che «dice di superare qualsiasi vincolo, di azzerare il codice degli appalti», ma ribadendo che resta l'obiettivo di «snellire tenendo il rispetto dei principi costituzionali». La sintesi della presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini è che «trovare un'intesa nella maggioranza è un imperativo categorico, perché in ballo ci sono i miliardi del Recovery fund».

Ed è proprio questa la preoccupazione del premier Draghi che stamattina alle 10,30 tenterà la mediazione con i capidelegazione della maggioranza. Per Forza Italia interverrà il ministro Renato Brunetta che ha seguito l'intero dossier e, stando a fonti della Funzione pubblica, terrà duro su un punto: mandare avanti di pari passo i tre gruppi di norme senza i quali il Pnrr non decolla: semplificazioni, governance del piano, reclutamento del personale tecnico. Una linea che dovrebbe incontrare la sensibilità del premier.

Nel merito si profila un compromesso sugli appalti al massimo ribasso, che potrebbe essere sostituito con la media dei ribassi, un tetto ai subappalti e la cancellazione della norma sulla rigenerazione urbana che, sottoposta al vaglio dei tecnici, si è rivelata una complicazione, anziché una semplificazione.

Ma anche su questo punto il fronte marxista-burocratico non molla.

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