Cronache

Un suicidio ogni 16 ore: boom tra gli adolescenti "Colpa del lockdown"

Da gennaio 351 persone si sono tolte la vita. Le forze dell'ordine la categoria più a rischio

Un suicidio ogni 16 ore: boom tra gli adolescenti "Colpa del lockdown"

Un suicidio in media ogni 16 ore e un tentato suicidio ogni 14. Con un media di circa quattromila suicidi l'anno. Sono impressionanti i dati dell'Osservatorio suicidi della Fondazione BRF-Istituto per la Ricerca in Psichiatria e Neuroscienze resi pubblici alla vigilia della Giornata mondiale dedicata alla prevenzione del suicidio, che si celebra oggi: da gennaio ad agosto 2022 sono state 351 le persone che si sono tolte la vita e 391 quelle che ci hanno provato. E sono numeri al ribasso, perché in particolare per i tentati suicidi c'è un sommerso di cui non si parla, e che insieme a quelli degli accessi all'ospedale pediatrico Bambin Gesù per ideazione suicidaria (ossia tutti quei pensieri connessi al suicidio o alla sua pianificazione) o per il tentativo di farla finita, non possono non destare un grande allarme sociale.

I ricoveri degli adolescenti per queste problematiche sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi 10 anni, con aumento del 75 per cento nei 2 anni della pandemia rispetto al biennio precedente. Oltre l'80 per cento dei tentativi di suicido è messo in atto da bambine e ragazze, con un'età media di circa 15 anni, anche se il più giovane ne ha soltanto 9. Un vero e proprio boom: dai 369 casi del 2018-2019 si è passati infatti ai 649 del 2020-2021, in media praticamente un caso ogni giorno. Anche il numero di consulenze neuropsichiatriche al pronto soccorso del Dipartimento di Emergenza, Accettazione e Pediatria Generale dell'ospedale pediatrico è aumentato di 11 volte negli ultimi 10 anni, passando da 155 casi a 1.824. In particolare sono aumentate le consulenze d'urgenza per i tentati suicidi dei giovani tra i 9 e i 17 anni e le ospedalizzazioni in Neuropsichiatria per autolesionismo sono passate dal 30 a oltre il 60 per cento del totale.

«Le misure restrittive durante la pandemia - spiegano i medici del Bambin Gesù - hanno avuto un impatto importante su giovani e giovanissimi portando a un aumento delle richieste di aiuto». Le analisi del Centro Controllo Malattie (CDC) Statunitense dimostrano che il suicidio rappresenta la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 25 anni.

Dal report dell'Osservatorio istituito durante la pandemia dalla Fondazione BRF per far fronte alla mancanza di dati aggiornati, emerge che sono le forze dell'ordine le categorie più a rischio (con oltre 40 suicidi da inizio anno), seguono i detenuti con più di 30 casi. Il maggior numero di suicidi si è registrato al nord (133), seguito dal Sud (131) e dal centro Italia (87). Il numero dei tentativi è invece più alto al centro (143), seguito dal sud (133) e dal nord (115). «Al di là delle piccole differenze - spiega il presidente della Fondazione Brf, Armando Piccinni - è evidente dai numeri come il fenomeno sia drammaticamente diffuso e tocchi la nostra intera Penisola. Servono adeguate politiche di prevenzione del suicidio che coinvolgano tutti gli attori in gioco, dagli psicologi agli psichiatri, dagli insegnanti alle famiglie. Non bisogna dimenticare, peraltro, che il suicidio ha un'incidenza particolarmente grave tra i giovani. Nonostante l'impegno e l'azione di alcuni singoli parlamentari, a riguardo poco è stato fatto nel corso dell'attuale legislatura.

L'auspicio è che le forze politiche impegnate in questi giorni nella campagna elettorale riusciranno, al di là delle promesse e dei proclami, ad affrontare concretamente la questione nella prossima legislatura».

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