Sul cammino della manovra ora c'è il fuoco amico del Pd

Tra i 4mila emendamenti presentati alla Camera alla legge di Stabilità, i più insidiosi arrivano proprio dai democratici. A rischio le coperture

RomaEmendamenti scomodi provenienti da amici di vecchia data, cioè i deputati del Pd. Poi una valanga di proposte a dir poco ostili firmata dai nuovi compagni di strada delle nomine alla Consulta, cioè il Movimento 5 Stelle. L'iter parlamentare della legge di Stabilità entra nel vivo con la presentazione degli emendamenti e per il governo si prospetta una fase particolarmente turbolenta. Sullo sfondo il duello con la Commissione europea e relativo rischio manovra, poi l'offensiva della minoranza Pd e dei sindacati sul Jobs Act. Il rinvio del giudizio sulla legge deciso dall'Ue, ha assicurato anche ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, «è un fatto tecnico, dettato dal fatto banale che c'è stato un cambio di guardia alla Commissione». Gli uffici tecnici, in realtà, sono gli stessi e il rischio che gli sforzi promessi dal governo italiano si rivelino insufficienti resta alto. Le nuove previsioni sulla crescita fatte da Bruxelles (e sulle quali è in corso un braccio di ferro con Roma), comportano di fatto una correzione dei conti da tre miliardi per il 2015. Il governo per il momento non cede. «Crediamo di avere già fatto abbondantemente il nostro lavoro», ha protestato ieri il sottosegretario alla Presidenza Graziano Delrio. «Sono quasi 4,6 miliardi stando alle previsioni che secondo noi erano giuste e che dovevano stare a disposizione del Paese. Li mettiamo in abbattimento ulteriore del deficit/pil. Sarebbe veramente sorprendente che l'Italia dovesse fare altri passi».

Nonostante il fiato sul collo di Bruxelles, a Matteo Renzi toccherà affrontare un passaggio parlamentare della legge in stile classico. Cioè affollato di richieste. Ieri è scaduto il termine per presentare le proposte di modifica in commissione. Ne sono arrivati circa 4000. Tra le novità alcune proposte bipartisan, come quella di applicare agli ebook, i libri in formato elettronico, la stessa aliquota Iva dei libri cartacei, cioè al 4%. Al momento vengono tassati al 22%, come se fossero beni di intrattenimento come i videogiochi. Rispunta, anche la cosiddetta Google Tax, per fare in modo che in rete, a partire dai grandi gruppi, chi usa contenutili paghi. «In un attimo, se il governo vuole», ha assicurato il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia.

Gli emendamenti più insidiosi arrivano dal Pd. Alcuni tra quelli approdati in Commissione puntano a eliminare, oppure ridurre, l'innalzamento dell'aliquota di tassazione dall'11 al 20% per i fondi pensione e dall'11 al 17% per la rivalutazione del Tfr. Insomma il Pd vuole eliminare un bel pezzo di coperture, eliminando alcuni aumenti di tasse contenuti nella manovra.

Le proposte presentate da Forza Italia sono 480 e consistono nel piano annunciato giorni da Renato Brunetta per riportare la pressione fiscale sulla casa ai livelli di quando Silvio Berlusconi era al governo e a eliminare le clausole di salvaguardia che faranno aumentare la pressione fiscale a partire dal 2016. Decisamente più consistente (almeno in quantità) il pacchetto annunciato dal M5S: 638 emendamenti, difficilmente recepibili.

L'approdo della legge in commissione Bilancio della Camera cade in un periodo particolare. La minoranza del Pd preme sul premier affinché dia la precedenza a questa e rinvii l'approvazione del Jobs Act. Ma ieri il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha detto che i tempi andranno rispettati e lo stesso premier è tornato a chiedere che la politica non si divida sui temi del lavoro.

Poi c'è la vicenda dei giudici costituzionali, che rischia di pesare. Se la votazione di giovedì fosse stato un tentativo di cambiare la maggioranza per le riforme, cioè quella del Patto del Nazareno, a vedere gli emendamenti sembra fallita. Forza Italia ha confermato la linea dura contro il governo sui temi economici perché le scelte di Renzi, come quelle dei predecessori, colpiscono la classe media e non sono vere riforme di struttura.

Dall'altro, il Mattinale dei gruppi azzurri a Montecitorio, ha rilanciato l'idea di un patto sui temi economici. «Ci vorrebbe un Nazareno, purché rivisitato, anche per la politica economica nell'interesse dell'Italia». Una disponibilità che può fare comodo a Renzi. Oppure spiazzarlo.

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