Treno deragliato a Milano

Sulla tratta della paura: "La prossima volta potrebbe toccare a noi"

Viaggi a singhiozzo, facce scure sui convogli E una rabbia ancora più forte delle lacrime

Sulla tratta della paura: "La prossima volta potrebbe toccare a noi"

La tratta della paura. Una nuova, quella di non arrivare vivi. Il disastro ferroviario di Pioltello ha aperto una nuova ferita nel rapporto tra pendolari e i servizi ferroviari. Dalle banchine si cerca di saltare su uno dei pochi treni disponibili. Ci sono soppressioni e cancellazioni, ma già dal primo mattino la circolazione è ripartita anche se a singhiozzo. Le facce sono scure, qualcuno è così arrabbiato da insultare pesantemente gli addetti di Trenord, un gesto così diffuso che saranno gli stessi comitati dei pendolari a chiedere ai propri associati di evitare volgarità.

La rabbia però è tanta da un vagone all'altro: «Il punto non è solo che poteva succedere a me, ma che può ancora succedere a me», si sfoga una donna. Quasi una sindrome del sopravvissuto che ha contagiato molti, il trascorso di disagi di ogni genere non ha migliorato l'ambiente. Anche sulla dichiarata manutenzione ci sono molti dubbi tra i passeggeri: «Speriamo che la facciano davvero, perché qui mi pare che siano più bravi a dividersi gli stipendi che a svolgere il proprio lavoro». Nel momento post disastro il dito viene puntato contro molti, anche se qualcuno accetta l'idea che si sia trattato di una fatalità. Già a Treviglio alcuni treni vengono fermati e i passeggeri dirottati su uno dei 40 bus messi a disposizione da Trenord e Atm.

Quando un chilometro dopo Pioltello si passa di fianco al treno sventrato qualcuno si attacca al finestrino, una signora sudamericana non si stacca dal telefono e chiede notizie: lei addirittura non sapeva del deragliamento che è costato la vita a tre donne e il ricovero in prognosi riservata per altri quattro. «Ma lo sai cos'è successo? Si sono rubati i binari, ma mica pochi: 15 metri - quarantenne, cappellino all'americana e zaino, Marco non sente ragioni quando gli si parla dei 20 centimetri incriminati dalle prime ricostruzioni - No, no me lo hanno proprio detto: sono 15 metri di binario». Marco ha paura che girino ladri di ferrovie, ma non sa spiegare quale impiego potrebbero trovare questi malviventi per la refurtiva visto che non si tratta di rame. Ma i furti di rame sono molto frequenti sulla linea e spesso causano ritardi e cancellazioni.

La paura di morire, perché non si ha altro mezzo che raggiungere il posto di lavoro, resta tangibile. Così come l'aggressività dei pendolari: in molti ricordano nel dettaglio ogni volta che si è verificato un disservizio e questo pare solo l'ultimo capitolo di una lunga storia. «Ma lei lo sa che anche a luglio era successa la stessa cosa?», dice un signore anziano. In realtà lo svio di luglio avrebbe dovuto essere il presupposto della fine degli incidenti: Ivonne Cosciotti, sindaco di Pioltello, aveva avuto garanzie da Fs sull'installazione di sistemi di sicurezza all'avanguardia. Non sono bastati e la rabbia di molti si è riversata sui dipendenti Trenord schierati nei punti caldi per cercare di mettere una pezza al delirio post tragedia.

Sul treno intanto si prosegue un viaggio con negli occhi la paura di non arrivare, ma questa volta la conseguenza più grave non è doversi giustificare con il capo per un ritardo. «Ma ancora?», dice una ragazza russa quando il convoglio si ferma per la terza volta. I prossimi giorni per questa tratta saranno però per forza a singhiozzo: sono aperti solo due binari su quattro e i treni devono cedersi il passo a vicenda. «Se lunedì è ancora così mi do malato - si confida un altro così non rischio né ritardi né incidenti».

Il ritardo medio alla fine viene rispettato, si arriva nella stazione Centrale di Milano 23 minuti oltre l'orario previsto. Qualcuno tira un sospiro di sollievo, qualcun altro sbuffa pensando al ritorno: «Speriamo ci siano ancora treni più tardi». Qualcuno lo troverà perché Trenord sta cercando in ogni modo di far girare più convogli possibili, ma ormai quei minuti in treno non sono più gli stessi di prima per i pendolari. La tratta fa paura, perché ora i deragliamenti hanno causato anche delle vittime.

E prima che passi occorrerà del tempo.

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