A partire dalle 15.45 di ieri pomeriggio indossare il burkini in spiaggia è di nuovo consentito. Almeno (per ora) a Villeneuve-Loubet, località di 15mila abitanti affacciata sulla Costa Azzurra e famosa, prima della querelle, per il museo militare e per aver dato i natali al celebre chef Auguste Escoffier. Il Consiglio di stato francese infatti si è pronunciato contro l'ordinanza, emanata lo scorso 12 agosto dal sindaco e deputato repubblicano Lionnel Luca, che vietava di indossare sulla spiaggia il costume ideato nel 2004 dall'australiana di origini libanesi Aheda Zanetti. La deliberazione, presa da tre giudici del collegio esaminante, dispone l'annullamento dell'ordinanza del Tar di Nizza che convalidava quella del comune della Costa Azzurra. La decisione, che farà discutere almeno quanto quella che vietava il burkini, potrebbe creare un effetto domino. Negli altri comuni che hanno adottato la stessa deliberazione, una trentina in tutto, i divieti resteranno in vigore fin quando non saranno contestati davanti alla giustizia. Il pronunciamento farà giurisprudenza e le ordinanze di divieto potranno essere annullate. Tutto questo mentre il sindaco di Sisco (uno dei trenta comuni), Ange-Pierre Vivoni, ha annunciato che manterrà il divieto del burkini sulle spiagge del comune in Corsica. «Non sono preoccupato dalla decisione del Consiglio di Stato - ha affermato il primo cittadino - non dimentichiamoci che il divieto è stato imposto per proteggere tutta la popolazione, compresi i musulmani».
La massima autorità giudiziaria amministrativa francese nel suo pronunciamento parla di «un'ordinanza controversa che rappresenta una violazione grave e apertamente illegale delle libertà fondamentali, che sono la libertà di movimento, di coscienza e la libertà personale». L'ordinanza del Tar di Nizza invece viaggiava nella direzione opposta e aveva deciso di mettere al bando il costume femminile islamico sostenendo che, «in un momento di allarme come quello che sta vivendo il Paese alla luce dei recenti attentati, può essere letto come una provocazione che alimenta le tensioni. Sulla spinosa questione si era anche pronunciata la Lega per i diritti umani, parlando di «ordinanza che viola il diritto alla libertà di religione», mentre per i tre giudici del Consiglio di stato «le restrizioni apportate dal sindaco alle libertà devono essere giustificate da rischi provati di violazione di ordine pubblico. La tenuta adottata in vista del bagno da certe persone, in questo caso il burkini, non rappresenta un rischio del genere».
Le reazioni non si sono fatte attendere, prima fra tutte quella del sindaco di Villenueve-Loubet, Lionnel Luca, che assieme a Marine Le Pen pensa di presentare un disegno di legge a settembre: «Sono dell'idea che se oggi accettiamo il burkini domani corriamo il rischio di ritrovarci la sharia». L'ex presidente Sarkozy è tornato a promettere che farà estendere il divieto di burkini a tutto il Paese in caso di vittoria alle elezioni del 2017, mentre il vice sindaco di Nizza Rudy Salles definisce il burkini «una provocazione. Il bando va applicato anche alla veste delle suore». Il ministro degli Interni Cazeneuve fa leva sulla «capacità di rafforzare i rapporti della vita comunitaria tra chi professa credo religiosi diversi».
La
sentenza del Consiglio di stato francese spiazza la Germania, che stava valutando l'adozione di misure analoghe sul burkini dopo che la settimana scorsa era stato ribadito il divieto del velo integrale nei luoghi pubblici.
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