La soglia psicologica dei 100mila contagiati a livello mondiale era già stata superata un paio di giorni fa. Ora sono 117.723 con la Cina sempre in testa (80.757), malgrado la contrazione degli ultimi giorni e purtroppo l'Italia seconda (10.149), davanti a Iran (8042 casi, oltre ai 36 deceduti per aver bevuto alcol adulterato avendo creduto alla bufala che previene il coronavirus) e Corea del Sud (7513, e la vittima eccellente Korean Air che rischia la chiusura).
L'Europa resta in grande difficoltà. La Spagna è preoccupatissima, avendo superato la Francia per numero di contagi, con 1646 casi e 35 morti, la maggior parte dei quali concentrati nella comunità di Madrid e nelle aree di Vitoria e Labastida e nella comunità di la Rioja. La Francia conta 1606 contagi con 30 morti. Parigi sta lavorando ad una strategia per «un'epidemia la più breve e ridotta possibile» ma teme l'effetto-Italia, la necessità a breve di chiudere quasi tutto. Intanto la lega calcio francese (LFP) ha annunciato che tutte la gare di Ligue 1 e Ligue 2 si svolgeranno a porte chiuse fino al 15 aprile. Poi c'è la Germania, ultimo Paese sopra quota mille (1281) anche se con solo due morti, frutto del fatto che i tedeschi contabilizzano molti dei detenuti con comorbilità come morti per altri motivi. E infatti il conteggio pubblicato dalla Zeit online, che incrocia i dati del Robert Koch Institut con le segnalazioni in arrivo dalle autorità sanitarie dei vari Laender e proprie ricerche, parla di 1524 casi. E il Robert-Koch Institut sta procedendo a «un cambiamento tecnico» nel conteggio dei casi». Il Regno Unito è settimo in Europa con 373 casi e sei morti, e in una farmacia di Londra, a Great Portland Street, è comparso il cartello: «Non entrate se siete stati in Italia negli ultimi 14 giorni».
Si blinda l'Europa centrale, per il momento ancora abbastanza «protetta» dal contagio. La Repubblica Ceca (41 casi) chiuderà tutte le scuole, la vicina Slovacchia (7 casi) ha sospeso le funzioni religiose, la Polonia (20 casi) ha annullato tutti gli eventi pubblici e la Slovenia (31 casi) ha chiuso la frontiera con l'Italia.
«È meglio essere proattivi, piuttosto che affrontare il problema in seguito, o anche troppo tardi, come nel caso dell'Italia», ha detto ai giornalisti il primo ministro ceco, Andrej Babis, illustrando le misure restrittive prese da Praga.
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