Superbonus, professionisti in tilt sul credito: "L'Agenzia delle Entrate sconfessa le Camere"

L'esperto: "Una circolare vale più della legge". E sui ricorsi rischio beffa

Superbonus, professionisti in tilt sul credito: "L'Agenzia delle Entrate sconfessa le Camere"

Quando il governo non c'è, l'Agenzia delle Entrate fa ballare le cartelle. Altro che caldo, a soffocare gli italiani è l'avanzata inesorabile delle azioni esecutive di pignoramento per conti correnti, stipendi e crediti commerciali. Alla faccia del post-pandemia, della crisi economica e della stretta sul credito, mentre la tanto agognata riforma fiscale si è spiaggiata in Parlamento.

«Il problema è che alcune circolari dell'Agenzia come la famigerata 23/E prevalgono sulla legge stessa, sconfessandone la natura», dice al Giornale il commercialista Gianluca Timpone, che lancia l'allarme sul famigerato Superbonus 110%, legge scritta (male) dal governo guidato da Giuseppe Conte, il cui destino era finito nei diktat M5s fatali al governo di Mario Draghi: «Nei sei indici di controllo che dovrebbero stabilire se un credito acquistato è buono (e quindi bancabile) o cattivo ci sono due passaggi singolari: uno sulla assenza di documentazione e quello relativo all'incoerenza reddituale e patrimoniale del committente rispetto all'importo dei lavori». Ma «l'interpretazione» delle Entrate, arrivata due anni dopo la legge, è errata perché non era contemplato alcun obbligo di documentazione, ma solo l'asseverazione di un tecnico. «Quanto all'incoerenza reddituale anche qui l'Agenzia incorre in errore perché - ad esempio - in caso di cessione del credito con sconto in fattura 100% nessun esborso era previsto». Insomma, una circolare interpretativa sconfessa una norma e manda nel panico i contribuenti. «Non si possono cambiare le regole del gioco a partita già iniziata». I 33 miliardi stanziati fino al 2026 sono già stati spesi, tentare di recuperare alcune risorse con interpretazioni scellerate porterà al collasso delle imprese, già oggi a rischio collasso», sentenzia.

E guai a chi dichiara guerra al Fisco, come spiega al Giornale l'avvocato Claudio Defilippi, legale esperto nella legge sul sovraindebitamento, pronto a denunciare l'Erario a Strasburgo per la violazione dell'articolo 6 sul divieto d'accesso ai tribunali: «Viene cancellato il diritto ai ricorsi, con costi abnormi stabiliti non da una legge ma da una circolare del ministero delle Finanze». Un suo cliente voleva impugnare una notifica di pignoramento da 430mila euro. Per far ricorso alla commissione tributaria è richiesto un contributo unificato, che va in base al valore della causa. Sopra i 200mila euro il massimo è 1.500 euro. «Ma per le commissioni, che si basano su una circolare, si dovrebbe pagare un contributo unificato per ogni cartella». Morale della favola: siccome il contributo unificato era calcolato dal fisco in 6.420 euro, arriva un'altra cartella, maggiorata di una sanzione del 200%. E per difendersi servono non 1.

500 euro ma quasi 20mila («così chi non ha soldi non può», dice Defilippi). Il caso denunciato non sarebbe affatto isolato. A chi fare ricorso? Alla stessa commissione tributaria che pretendeva il maxicontributo. Chissà che dirà Strasburgo...

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