Elezioni Regionali 2019

Il sussidio 5s non incanta gli elettori

E anche in Sardegna il candidato grillino rischia il terzo posto

Il sussidio 5s non incanta gli elettori

Ha pesato il dato politico nazionale, certo. Perché il fatto che ormai da mesi Matteo Salvini sia riuscito a imporre al centro del dibattito i temi della sicurezza e dell'immigrazione ha evidentemente compromesso l'identità di un M5s sempre più disorientato. Al punto che la battuta d'arresto registrata in Abruzzo è di quelle che fanno male nonostante la tornata elettorale abbia un peso davvero relativo, quantomeno dal punto di vista numerico. Eppure i numeri sono così implacabili che si fa fatica a dar retta alla narrazione veicolata dalla Casaleggio Associati che già dalla tarda sera di domenica ha imposto a tutti i grillini un solo leitmotiv: minimizzare, minimizzare, minimizzare. Fino a rasentare il ridicolo teorizzando un «quasi pareggio», visto che il 20,2% incassato due giorni fa non è molto distante dal 21,35% delle regionali del 2014. Gli spregiudicati comunicatori del M5s, infatti, dimenticano volutamente che il 20,2% di domenica è praticamente la metà dei voti presi dal Movimento in Abruzzo alle scorse politiche del 4 marzo 2018, quando Luigi Di Maio e compagni arrivarono al 39,8%. Ancora più implacabile il confronto numerico: 303mila voti undici mesi fa, 117mila domenica scorsa. Sono diverse le affluenze, certo. Ma 186mila preferenze in meno restano un'enormità.

Per il M5s, insomma, una vera e propria emorragia. Che - e forse è questo uno dei dati che colpisce - non sembra essere stata lenita neanche dalla promessa panacea del reddito di cittadinanza. Sul provvedimento bandiera della scorsa campagna elettorale e di questo primo anno di governo, infatti, Di Maio si è andato spendendo in lungo e in largo con conferenze stampa e presentazioni in pompa magna con tanto di card ad hoc. Lo stesso Di Maio che insieme agli altri big del M5s ha battuto l'Abruzzo giorno dopo giorno nel tentativo di sostenere la candidatura della grillina Sara Marcozzi, già in corsa nel 2014.

Eppure il miraggio del reddito di cittadinanza non sembra avere fatto breccia nell'elettorato abruzzese. E questo nonostante i pessimi dati sull'occupazione regionale forniti dall'Istat per il terzo trimestre del 2018. In Abruzzo, infatti, il tasso di disoccupazione è salito dal 9,7 al 12,1% con ben 26mila posti di lavoro persi in un anno. Uno scenario di crisi nel quale l'ipotesi di un sussidio economico sarebbe dovuto essere una sorta di catalizzatore di voti, un po' come accadde per gli 80 euro di Matteo Renzi elargiti, non a caso, un mese prima delle Europee del 2014. In quell'occasione il M5s gridò alla «truffa» e parlò di «mancia elettorale», ma almeno il Pd fece il pieno di voti portando a casa un inatteso 40,8%. Se l'Abruzzo fa testo - e i sondaggi vanno tutti in questa direzione - le cose non andranno altrettanto bene ai Cinque stelle.

Alle Europee del prossimo 26 maggio, infatti, i grillini rischiano seriamente di perdere molto terreno rispetto alle politiche del 2018. E questo con buona pace del reddito di cittadinanza, una misura che a parere di molti è soprattutto propagandistica e che rischia di far saltare i nostri conti pubblici già a partire dalla prossima legge di Bilancio. Così fosse, se davvero il Movimento confermasse alle Europee un crollo simile a quello avuto in Abruzzo, sarebbe il segnale del fatto che in questi undici mesi di governo hanno compromesso forse irrimediabilmente la loro credibilità.

Intanto un primo test utile arriverà il 24 febbraio, quando la Sardegna voterà per eleggere il nuovo governatore.

Anche qui, infatti, rischia di ripetersi lo schema Abruzzo, con il candidato M5s Francesco Desogus quotato dai sondaggi al terzo posto dietro ai candidati di centrodestra (Christian Solinas) e centrosinistra (Massimo Zedda).

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