Cronaca locale

"Il Suv viaggiava troppo forte". La rabbia del padre di Manuel

Proietti attacca gli youtuber e le loro famiglie: "I figli guidano per cinquanta ore e loro non fanno niente?"

"Il Suv viaggiava troppo forte". La rabbia del padre di Manuel

Ascolta ora: ""Il Suv viaggiava troppo forte". La rabbia del padre di Manuel"

"Il Suv viaggiava troppo forte". La rabbia del padre di Manuel

00:00 / 00:00
100 %

Roma. «Deve marcire in carcere». Diretto Marco Proietti, il papà di Manuel, 5 anni, morto nel terribile incidente di mercoledì a Casal Palocco su Matteo Di Pietro, alla guida della supercar che ha travolto la Smart della compagna all'uscita dell'asilo. L'ideatore del canale The Borderline, positivo ai cannabinoidi, il 27 marzo 2021, lo stesso giorno in cui consegue la patente, viene fermato dai carabinieri con dell'hashish. «Uso personale» per la modica quantità, così viene segnalato in Prefettura e ai servizi sociali. Nonostante l'uso di sostanze stupefacenti, però, non gli viene sospesa la patente appena presa. Perché? Un anno dopo noleggia una Ferrari per un giorno, tanto per far felice il padre, amministratore della tenuta presidenziale di Castelporziano che ha sempre sognato di guidare una rossa e che, alla vista del bolide, si china a baciare il cofano. Tutto postato in rete per la gioia e il divertimento di chi segue le «sfide» dei cinque dell'Infernetto e che accrescono il fatturato della società.

Ieri è stata eseguita l'autopsia sul bimbo morto all'arrivo in ospedale. Un esame fortemente voluto dal pm che conduce le indagini per stabilire esattamente le cause della morte visto che, secondo il referto del Grassi di Ostia, il corpicino non presentava segni esterni evidenti. «Sembrava dormisse», commenta lo zio sul luogo della tragedia. Insomma, sarà la relazione dell'anatomopatologo di Tor Vergata a chiarire se sia stata la potenza dell'impatto a provocare le gravi lesioni interne che hanno portato al decesso. Altro elemento utile, la potenza d'urto, per stabilire la velocità in cui viaggiano i quattro youtuber a bordo del Suv da oltre 24 ore per una sfida idiota. Una challenge che li avrebbe arricchiti di like e di euro. Quattro ventenni convinti che con il denaro si «aggiusti» tutto. «Hanno detto chiaramente, quando ancora la donna e i suoi bambini erano incastrati fra i rottami, che li avrebbero riempiti di soldi», racconta uno dei tanti testimoni che si sono precipitati a prestare aiuto. Il padre di Manuel continua. «Questi ragazzi, dopo che hanno fatto quello che hanno fatto, anziché pentirsi, pensavano ancora ai video, ai follower, a queste schifezze», commenta amaro il compagno di Elena Uccello, la mamma di 28 anni ferita assieme all'altra figlia Aurora, 3 anni, nello scontro fra la Smart FourFour e la Lamborghini Urus lanciata a folle velocità per le strade dell'Axa. «Ridevano, uno filmava la folla inferocita contro uno di loro che aveva l'obiettivo puntato sulle auto accartocciate», racconta un altro testimone. «La domanda che mi pongo è: 50 ore dentro una macchina a fare i deficienti - conclude il papà di Manuel -. A voi sembra una roba normale? Ma lo sa il genitore di questo ragazzo che il figlio fa una cosa del genere? Ieri è venuto qui, era sereno. Se mio figlio sta 50 ore dentro una Lamborghini, io da padre secondo voi non faccio nulla? È vergognosa una cosa del genere. Spero che li arrestino tutti, compreso quello che gli ha dato la macchina. A un ventenne non si da una macchina del genere, una Lamborghini».

Intanto continuano gli interrogatori, le perquisizioni, l'analisi di video e chat sui telefonini e delle telecamere del quartiere. «Giravano a tutta velocità dal giorno prima - mettono a verbale alcuni residenti - Andavano bloccati prima che accadesse la tragedia». Possibile che in oltre 24 ore nessuno fermi gli youtuber, anche per un semplice controllo? Sul registro degli indagati, oltre ai quattro sulla Lamborghini, Matteo Di Pietro al volante, Vito Loiacono che noleggiato il Suv, Marco Ciaffaroni e Giulia Giannandrea, potrebbe finirci anche il titolare della concessionaria Skylimit Rent di Torrenova. Altro atto dovuto che consentirebbe agli inquirenti di perquisire l'autosalone e acquisire documenti.

Per il primo l'accusa è sempre quella di omicidio stradale aggravato dalla velocità e dall'uso di droga e lesioni, per gli altri concorso in omicidio stradale. Per Di Pietro spetterà al gip, una volta concluse le indagini, firmare la richiesta di custodia cautelare.

Commenti