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Svezia, il premier lascia spaventato dalla destra. "Triste, ma tutto finisce"

Stefan Löfven si dimette: era stato il primo sfiduciato. Al voto rischiava la sconfitta

Svezia, il premier lascia spaventato dalla destra. "Triste, ma tutto finisce"

Aveva presentato il suo nuovo governo di minoranza appena un mese e mezzo fa, per scongiurare il ritorno alle urne e l'avanzata dell'ultradestra. Ma ieri, dopo sette anni al potere, il primo ministro Stefan Löfven, 63 anni, ha annunciato a sorpresa di voler lasciare la poltrona. «Il partito ha bisogno di una nuova leadership e di nuove energie», ha spiegato durante il rituale discorso estivo, che quest'anno ha preso una piega del tutto insolita per il Paese. Per Löfven è la fine del secondo tentativo dopo il naufragio del primo esecutivo che a giugno gli aveva regalato l'imbarazzante primato di primo capo di governo a Stoccolma a perdere una mozione di sfiducia in Parlamento, con i comunisti del Vänsterpartiet, il Partito della Sinistra, che gli avevano voltato le spalle a causa di una sgradita riforma sulla liberalizzazione degli affitti.

«Voglio lasciare la mia posizione di presidente del partito al Congresso del partito a novembre e poi voglio anche chiedere di essere sollevato dall'incarico di primo ministro», ha spiegato ieri Löfven, chiarendo di aver già avvisato il Sap, il Partito socialdemocratico che guida dal 2012 e resta il principale, oltre che più antico partito di Svezia con i suoi attuali 100 seggi su 349. «Tutto ha un inizio e una fine e voglio lasciare al mio successore le migliori condizioni».

Le prossime elezioni sono previste a settembre del 2022 e al momento non c'è certezza su chi prenderà il posto del premier mentre i sondaggi prevedono una svolta a destra e la netta avanzata dei Democratici di Svezia (Sverige Demokraterna), il partito del giovane sovranista Jimmie Akesson. Eppure già si rincorrono le voci sulle buone quotazioni della ministra delle Finanze Magdalena Andersson e della ministra della Salute Lena Hallengren. Sarebbe la prima volta di una donna premier anche per la Svezia, considerata paladina della parità di genere.

D'altra parte non resta molto tempo da qui al 3 novembre, quando i Socialdemocratici si riuniranno in Congresso fino al 7 per l'elezione del nuovo leader, che a quel punto sarà confermato primo ministro dal Parlamento di Stoccolma.

Lavoro, sicurezza, clima e welfare erano i quattro capisaldi sui quali aveva annunciato, alla presentazione della squadra di governo il 9 luglio, di voler basare il suo esecutivo. «È un momento impegnativo e molto importante per la Svezia. Abbiamo una nuova situazione politica nel nostro paese», aveva detto accennando ai margini ristretti tra i due blocchi politici tradizionali, che hanno portato a giugno alla sua sfiducia e subito dopo al ritorno al potere con una delle più risicate maggioranze della storia: 176 parlamentari, tra cui 116 favorevoli e 60 astenuti (in Svezia contano come favorevoli), appena un voto in più del necessario, in un governo rosso-verde identico al precedente, una coalizione tra socialdemocratici ed ecologisti.

«Löfven non è un buon attivista o polemista, non è il leader di cui i socialdemocratici hanno bisogno in una dura campagna elettorale in cui la retorica è importante», ha spiegato allo svedese Dagens Nyheter la commentatrice politica Ewa Stenberg. C'è da affilare le armi per le prossime elezioni.

E Löfven deve aver capito di non essere pronto al ring.

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