
"Datemi sei righe scritte dal più onesto degli uomini, e vi troverò una qualche cosa sufficiente a farlo impiccare", diceva un vecchio cardinale.
Isolate dal loro contesto, alcune delle chat divulgate dalla Procura di Milano negli atti dell'inchiesta milanese sull'Urbanistica sembrano rivestire la stessa funzione: dimostrare l'esistenza di un circuito perverso che legava politica e mattone sotto la Madonnina forzando il senso di alcune parole.
Compito reso facile ai pm da una certa leggerezza dei protagonisti, ma poi sviluppato negli atti con cura per incastrare gli accusati secondo la rodata tecnica del "taglia e cuci", di altre vecchie inchieste della Procura milanese.
Ora gli staff difensivi degli indagati stanno andando a ricostruire passo per passo le conversazioni incamerate dai pm sequestrando telefoni e computer, per capire se qualcosa nei messaggi non depositati agli atti può cambiare il senso della frase. A quanto risulta, di casi ne sta emergendo più di uno.
Il più vistoso è relativo a una conversazione tra il costruttore Manfredi Catella (l'unico ancora agli arresti), l'ex assessore Giancarlo Tancredi e il direttore generale del Comune Christian Malangone.
Questa conversazione viene enfatizzata dai pubblici ministeri in una memoria depositata al tribunale del Riesame in vista dell'udienza del 14 agosto, quando i giudici dovevano decidere la sorte di tre degli arrestati. Sono chat prelevate da un gruppo whatsapp chiamato "Pirellino" in cui Catella, Malangone e Tancredi si scambiavano comunicazioni su uno dei progetti in ballo, la ristrutturazione di un grattacielo in via Melchiorre Gioia (per la quale è indagato anche il sindaco Beppe Sala). Si legge nella memoria dei pm: "Messaggi del 12 marzo 2024. Tancredi scrive a Catella ma mi confermi come assessore? e Catella risponde voi siete i best ever. Io se volete vi faccio da segretario. Malangone risponde: me lo tatuo sulla schiena".
Osservazioni del Pm: "Tancredi è consapevole del fatto che, grazie alla sua azione, gli interessi di Coima vengono massimizzati, tant'è che ironizza su una sua riconferma come assessore alla Rigenerazione Urbana da parte di Catella in persona, come se quest'ultimo fosse il Sindaco di Milano. Catella, ironizza a sua volta, dichiarando che Tancredi e Malangone sono i migliori di sempre e che vorrebbe essere lui il loro segretario". Per i pm, la frase di Tancredi a Catella mi confermi come assessore? è la prova che Catella è il vero dominus della città, in grado di fare e disfare gli assessori a suo piacimento.
Ai giudici del Riesame, la memoria dei pm non spiega che i messaggi sono preceduti da altri. Il primo che i pm depositano, il ma mi confermi come assessore? di Tancredi è delle 8,27. Ma viene preceduto alle 8,25 da un potevano invitarmi di Catella e alle 8,26 da un era pubblico ahah di Malangone: e basterebbe questo per farsi qualche domanda sul senso della conversazione. Per capirlo, basta andare ancora sette minuti indietro, quando alle 8,18 Malangone invia ai compagni di chat tre messaggi di cui neanche negli allegati viene riportato il testo, come se fossero incomprensibili. Ma i tre messaggi di Malangone non sono affatto incomprensibili.
Si tratta di un convegno che si è tenuto la sera prima in una sala di corso Garibaldi per mettere sotto accusa il "sistema Milano" di cui Catella è considerato il principale colpevole, alla presenza del giornalista del Fatto quotidiano Gianni Barbacetto, autore del libro "Ascesa e caduta di un modello di città". All'immagine del convegno Malangone fa seguire i commenti di uno dei presenti: "Centinaio di persone. La storia che raccontano è che stiamo evadendo le norme che garantiscono i servizi per i cittadini per svendere il territorio alla speculazione privata.
Il vero sindaco di Milano è Manfredi Catella cit. Barbacetto".Sembra piuttosto evidente che la domanda di Tancredi, "Mi confermi come assessore?" è una battuta in risposta alla frase di Barbacetto. Tagliando tutto, diventa la prova dell'esistenza della Cupola.